Barack Hussein Obama lo abbiamo visto la notte del 10 gennaio, mentre parlava da Chicago, lo abbiamo ascoltato elencare i suoi “successi” in politica estera, ed è stato un elenco penoso di fallimenti spacciati per grandi vittorie: l’avvicinamento a Cuba, la “cattura” delle menti degli attentati dell’11 settembre, il blocco del programma nucleare iraniano ottenuto “senza sparare neanche un colpo”.
Obama si è autocelebrato, come si è autodecorato, il giorno di saluto alle forze armate, con la massima onorificenza civile.
Tutte le tre affermazioni da noi riportate non corrispondono a quella che è la realtà che noi osserviamo, ma il vero inganno di Obama è stato l’accordo nucleare con l’Iran. Obama ha parlato di una grande vittoria con l’Iran, peccato che sia stata in realtà una grande vittoria PER l’Iran.
Con questo accordo Teheran non ha rinunciato al progetto per produrre un’arma atomica, ha solo accettato di rallentare la ricerca a fini militari per alcuni anni, l’Iran ha ottenuto che tra 10 anni non avrà più alcun vincolo riguardo alla ricerca nucleare, al numero di centrifughe prodotte ed impiegate, alla produzione di acqua pesante e via dicendo. In questi anni però gli scienziati iraniani potranno studiare, su piccoli numeri (su prototipi ci verrebbe da dire) le nuove e moderne centrifughe, i nuovi reattori sperimentali, e le nuove procedure industriali per massimizzare la resa della catena produttiva della futura arma atomica islamica sciita.
Con questo accordo l’Iran, non solo non ha rinunciato a nessuna delle sue linee di ricerca nucleari, ma ha ottenuto di tornare nella rete interbancari a e poter acquistare alta tecnologia in Europa e nel resto del mondo. Grazie alla fine delle sanzioni le forze convenzionali di Teheran diventeranno temibili in tutta la regione, la dittatura teocratica sciita rafforzerà la sua presa sul paese, gli alleati di Teheran in medio oriente vedranno un flusso di denaro sempre più costante e cospicuo giungere nelle loro casse direttamente da Teheran.
In cambio l’America non ha ottenuto nulla, se non la possibilità di potersi ritrarre dagli impegni storici verso gli alleati di Washington nella regione.
Grazie alla remissività di Obama ora nello stretto di Hormuz imperversano i Pasdaran che sognano di diventare, non solo i Guardiani della Rivoluzione Islamica Khomeinista, ma di essere presto anche i guardiani dell’accesso al Golfo Persico, che l’Iran rivendica come propria pertinenza esclusiva dal primo giorno della Rivoluzione Islamica.
Ecco che la “vittoria” di Obama in realtà è una grande sconfitta degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Ma forse noi abbiamo male interpretato le parole di Obama, il presidente uscente degli USA forse intendeva dire che non è stata una vittoria per gli Stati Uniti, ma è stata una vittoria assoluta per lui e per lui solo, una vittoria Barak Hussein Obama.