Ora per ognuna di queste formazioni politiche, etniche o terroristiche, il Presidente egiziano è il nemico numero uno, una persona da abbattere fisicamente, non essendo più possibile fare questo attraverso forma di lotta civile o armata all’interno dell’Egitto, che oggi gli riconosce la piena Leadership del paese.
Ma i nemici del presidente egiziano non sono limitati all’Iran, al Qatar, alla Fratellanza Mussulmana, ad Hamas e al Califfato Isalmico.
I nemici di El Sisi sono i presenti anche all’interno di governi inseriti all’interno della NATO. Il primo nemico di El Sisi è oggi la Turchia, islamica ed islamista, di Erdogan, il quale teme che le residuali forze laiche all’interno dell’esercito turco cerchino di fermare il suo progetto di demolizione della turchia laica, nazionalista e progressista di Ataturk. Per Erdogan El Sisi è la materializzazione del peggiore incubo ed è anche il motivo per il quale Ankara supporta nell’ombra il governo islamista di Tripoli ed in particolar modo la milizia di Misurata, città dalla quale partono quotidianamente numerosi voli, registrati e non, e molti dei quali di natura “cargo” con destinazione la Turchia.
El Sisi non può contare nemmeno sul supporto americano, in quanto l’amministrazione Obama aveva scelto come governo preferito in Egitto proprio quello della Fratellanza Mussulmana di Morsi, un governo che nel giro di un anno aveva trasformato la giovane democrazia egiziana nel regno di un satrapo, fatto che ha determinato l’intervento dell’esercito e la deposizione di Morsi, con grande imbarazzo degli Stati Uniti d’America (e relativa esultanza in Israele)
Ma il vero elemento che mette in pericolo la vita del presidente egiziano è un altro, è il fatto che il presidente dell’Egitto è solo nella lotta diretta contro il Califfato e la Fratellanza Mussulmana, nessun paese europeo lo supporta, oggi, in maniera netta e diretta.
Oggi il Presidente El Sisi può contare unicamente sull’appoggio diretto e indiscutibile di Russia e Israele, del supporto non però assoluto dell’Arabia Saudita di Re Salman e della sotterranea simpatia di Francia e Italia.
In questo contesto di ostilità le potenziali minacce alla vita del presidente egiziano sono molteplici. In questo quadro la possibilità che alcuni ufficiali della cerchia prossima al presidente possano essere corrotti o indotti dall’estremismo a complottare contro di lui non può essere esclusa.
Al fine di preservare la propria leadership, e la stessa vita, il presidente egiziano dovrebbe, a nostro avviso, chiedere il supporto dei servizi informativi di Russia, Israele, Francia ed Italia per monitorare in maniera indipendente l’attività delle persone che vivono a contatto con la sua persona e che organizzano viaggi, interviste e la sua presenza ad eventi pubblici. In assenza di un filtro informativo esterno allo stesso Egitto, impedire sul medio termine un attentato al presidente egiziano è a nostro avviso quasi impossibile.
Sarebbe altresì utile individuare la figura di un Vice Presidente plenipotenziario e con la medesima veduta politica e strategica di El Sisi in grado di garantire, non solo la continuità di governo in caso di attentato al presidente, ma in modo tale che eliminare il capo della Repubblica egiziana si riveli una mossa inutile dal punto di vista pratico.