Negli ultimi mesi la Turchia si sta riavvicinando a grandi passi all’Iran o forse in realtà i due paesi non si sono mai allontanati più di tanto.
Sì perché alla fine, a parte la differenza di visione sulla guerra in Siria, per lo meno per quel che riguarda i primi 18 mesi del conflitto, Tehran e Ankara, l’Ankara di Gul, Erdogan e Davutoglu, condividono molti obiettivi strategici comuni.
I due pesi condividono oggi la stessa visone riguardante il ruolo dello stato di Israele, condividono la voglia di un medio oriente dove l’America e la NATO contino sempre meno, condividono l’idea di una nuova aree di influenza dove i partiti panislamisti dettino legge e possano diffondere le loro idee anche all’interno della penisola araba.
Ma questo riavvicinamento pubblico e palese di Erdogan all’Iran avviene in giorni nei quali si sta consumando la sue fine politica. La fine di un leader mediorientale, un leader di una nazione che ha conosciuto una grande crescita economica, una sempre maggior influenza politica e un costante aumento di popolarità nel mondo mussulmano, leader che sta perdendo la propria credibilità a livello mondiale.
Erdogan durante gli ultimi mesi del 2012 e per una gran parte del 2013 ha minacciato di intervenire militarmente in Siria. Ha minacciato di creare una zona franca sotto il controllo dell’esercito di Ankara, ha paragonato Al Assad al peggior incubo della regione e ha avallato trattative con Israele per ricucire i rapporti interrotti dopo il viaggio della “Freedom Flottilia” verso la Striscia di Gaza.
Nelle ultime settimane Erdogan ha completamente invertito la propria direzione di marcia.
Egli ha effettuato una visita ufficiale in Iran, dispensando sorrisi e caldi abbracci, senza essersi dimenticato di estendere la collaborazione in campo energetico e commerciale. Ha interrotto bruscamente le trattative con Israele puntualizzando che non ci sarà nessun accordo tra Israele e Turchia fino a quando sarà in vigore il blocco navale di Gaza. Erdogan infine ha appoggiato una legge che permette al governo una fortissima censura delle rete limitando notevolmente la libertà di espressione in Turchia.
Tutti questi atti del governo turco si nota evidente una convergenza sempre più forte tra gli interessi iraniani e gli interessi turchi. Una situazione che non potrà protrarsi per un tempo indefinito, visti gli obblighi internazionali della Turchia all’interno della NATO. Risulta complesso pensare che un alleanza strategica tra Iran E Turchia possa prevedere la permanenza a pieno titolo di Ankara all’interno del Patto Atlantico. La Turchia in questo caso dovrebbe mantenere in due compartimenti stagni e non collegati le informazioni di sicurezza nazionale che l’Iran non vorrà rivelare alla NATO e stessa cosa varrà per le informazioni NATO che non devono essere nella disponibilità degli iraniani. Questo compito non è un compito difficile, ma è un compito semplicemente non realizzabile. La Turchia dovrà quindi scegliere tra l’Iran e la NATO. A quanto è dato oggi a vedere la Turchia sembra voler scegliere l’Iran ed essere sempre meno coinvolta del Patto Atlantico.
Tra le ultime indicazioni di un allontanamento della Turchia dall’Occidente dobbiamo ricordare la scelta turca di acquistare un sistema di difesa area made in Cina e non un sistema costruito in occidente. un pubblico ed inequivocabile segnale che l’asse della Turchia è sempre più distante da Bruxelles. Ricordiamo inoltre che la Turchia non ha preso parte negli ultimi 4 anni a nessuna operazione NATO di rilievo, Libia inclusa, e che le visite di unità militari e uomini delle forze armate turche in Occidente sono ormai diventate aneddotiche.
Il 2014, con le sue molteplici sfide legate al programma nucleare iraniano, la guerra in Siria, e la pace tra Israele e Palestina, sarà un anno in grado di modificare profondamente gli equilibri del Medio Oriente e delle alleanze in essere nell’emisfero occidentale. La Turchia, da sempre ponte tra Oriente o Occidente si avvia in questo anno a schierarsi apertamente con l’Iran e l’Oriente in antitesi alla sua storia degli ultimi 150 anni.