Ogni cinque anni la NATO sceglie il suo vertice politico, il Segretario Generale, oggi questo incarico è ricoperto dal danese Rasmussen ma il suo mandato scadrà a breve. In seno all’allaenza si sta dunque discutendo riguardo la sua successione e uno dei nomi che si sente pronunciare sempre più spesso è un nome italiano, il nome dell’ex presidente del consiglio Enrico Letta.
Molti potrebbero ritenersi onorati dalla possibile nomina di un nostro connazionale ai vertici dell’Alleanza Atalntica, noi invece in questa particolare situazione geopolitica, riteniamo la possibile nomina del presidente Letta ai vertici NATO una vera e propria trappola per l’Italia.
Una trappola perché un personaggio di spicco della politica e delle istituzioni italiane sarebbe chiamato a guidare, dal punto di vista politico, una fase di crescenti tensioni con la Russia. Crescenti tensioni che vengono costantemente alimentate sia dai comportamenti aggressivi di Mosca, sia dal desiderio americano di contrastare anche militarmente ,ma non in prima persona, l’espansione russa verso l’Europa orientale.
La struttura ideale per opporsi a Putin è la NATO, ma nella NATO esisitono oggi posizioni difformi rispetto a quella americana, su come affrontare la questione Ucraina con la Russia, in particolare da parte di nazioni come Italia e Germania che hanno con Mosca buone relazioni e ottimi scambi commerciali, fruttosi per ambo le parti.
La presenza di un esponente italiano al vertice della NATO, in questo particolare momento storico e geopoitico potrebbe determinare un netto peggioramento dei rapporti tra la nostra nazione e la Federazione Russa, a pochi mesi dalla messa in funzione del gasdotto South Stream e all’alba di una, seppur timida, fase di ripresa economica.