La Russia ha ufficialmente riconosciuto, attraverso un decreto presidenziale, la regolarità e validità dei passaporti emessi Dalle autorità che controllano le province secessioniste ucraine di Donetsk e Luhansk.
La decisione del presidente russo Vladimir Putin va letta aldilà della mera concessione tecnico burocratica. Riconoscere la validità di un documento come un passaporto, Implica automaticamente riconoscere l’autorità che emette quel medesimo documento.
Riconoscendo quindi la validità dei passaporti, Putin riconosce la legittimità delle governo indipendentista filorusso che controlla da oltre due anni gran parte delle due province più orientale dell’Ucraina. Questa scelta del Cremlino va quindi letta come un messaggio inviato all’Ucraina stessa, all’Europa, e agli Stati Uniti d’America. La scelta di Putin di ritenere validi i documenti emessi a Donetsk e Luhansk, arriva pochi giorni dopo la dichiarazione del presidente americano Trump che ribadiva l’appartenenza della penisola di Crimea l’Ucraina. Secondo la nostra analisi Putin ha così risposto ad una forte presa di posizione americana, in continuità con le politiche della precedente amministrazione.
Sebbene manchi ancora un riconoscimento formale delle due repubbliche indipendentiste filorusse per oggi ancora più chiaro che la Russia non esiterebbe a fornire supporto militare diretto alle milizie indipendentiste dell’Ucraina orientale, nel caso in cui dovessimo assistere ad una escalation nell’area, che vedesse le milizie locali sul punto di soccombere all’offensiva del governo di Kiev.
Questa notizia ha avuto pochissimo risalto sui media tradizionali internazionali, e ancora meno sui media italiani, sebbene essa rappresenti un vero e proprio punto di svolta nella postura ufficiale della Federazione Russa nei confronti delle province orientali ucraine.
Vi terremo costantemente aggiornati sull’evoluzione della vicenda in oggetto, essendo oggi non chiara la postura che assumerà l’amministrazione americana ora al potere nei confronti delle aspirazioni russe l’Ucraina orientale, e lungo tutta la frontiera est della Nato.
Allo stesso tempo continuiamo ad osservare con grande attenzione le dinamiche politiche e non che stanno rapidamente evolvendosi in Bielorussia, ultimo stato cuscinetto che divide il cuore della Federazione Russa dall’alleanza atlantica.