Il presidente americano Barack Obama, continua a ripetere in ogni discorso pubblico, che il regime siriano è alla fine, che Assad deve dimettersi e invia il suo rappresentante diplomatico di più alto livello, il segretario di stato Clinton, presso le Nazioni Uniti nel tentativo di raggiungere un accordo con i Russi. La Russia però non si è mossa, e non si muoverà di un millimetro, eserciterà il proprio diritto di veto ripetutamente e senza timore delle critiche occidentali. La Russia ha accettato nel 2011 di concedere una certa libertà di azione agli occidentali sull’affair Libico, e probabilmente il blocco occidentale si è spinto oltre gli accordi forzando la mano ai russi.
Questo scenario, secondo i nostri analisti che si occupano della regione mediorientale, non è ripetibile, i vertici politici diplomatici e miliatri della Federazione Russa non abbandoneranno Assad per nessun motivo, e per nessuna contropartita, che il segretario Clinton possa loro offrire. La fiducia dei russi nei confronti di questa amministrazione americana è ridotta ai minimi termini, nel recondito timore che l’onda lunga delle rivolte aggregate dall’uso di internet e facilitate dai servizi segreti di molti paesi, compresi gli Stati Uniti, possa arrivare fino alle porte di Mosca e scardinare il sistema di potere che controlla il Cremlino. Sistema di potere che ha sì ridotto le libertà personali, di aggregazione, e di espressione in Russia, ma che ha riportato la Russia e le sue forze armate tra le nazioni che il mondo teme e che, di riflesso, il mondo rispetta.
Se Assad cadrà per mano di un colpo di stato interno oppure per il cedimento della fazione Alawita la Russia non potra fare molto per limitare i danni ma per il momento garantisce e garantirà all’attuale regime siriano ogni tipo di appoggio, in patria e all’estero, nelle questioni diplomatiche e in quelle militari. La soluzione, qualunque sia, in Siria è ben lontana dall’essere trovata.
Aggiornametno delle ore 22.36
Il segretario di stato Hillary Clinton ha dichiarato che l’inerzia delle nazioni unite nei confronti della Siria “comprometterebbe la credibilità” dll’organizzaione stessa. È una dichiarazione importante, per una amministrazione americana, che aveva fatto del multilateralismo in sede ONU il suo fondamento in politica estera.