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La Prima Guerra Globale (la lotta tra sovranità e globalizzazione)

Geopolitica

Informazione, cultura, storia, sessualità, famiglia, nazione, etica, lavoro: queste non sono parole scritte per caso ma rappresentano i campi nei quali viene combattuta quella che noi definiamo oggi la Prima Guerra Globale.
Sì perché oggi noi, tutti noi siamo in guerra. Un conflitto non più, o meglio non ancora, combattuto con la fanteria, o con i missili intercontinentali, ma una guerra che coinvolge l’essenza stessa della società a livello planetario. I vincitori di questo scontro detteranno la loro legge per regolare la storia del mondo nei prossimi decenni, per non dire nei prossimi secoli.
Questo conflitto non convenzionale è iniziato almeno una decina di anni fa, ma purtroppo noi ne prendiamo piena coscienza solo oggi, mentre moltissime persone non hanno ancora compreso cosa sta accadendo intorno a loro.
Per comprendere cosa sta accadendo in questa fase della nostra storia è necessario superare i concetti classici di “destra” e di “sinistra”, archiviare le ideologie totalitarie (fascismo, comunismo, ecc.), rinunciare alle definizioni classiche di “liberali” e “statalisti” ed entrare nell’ottica di un “nuovo ordine mondiale” in grado di andare oltre i concetti, le ideologie e le definizioni che tutti noi siamo stati abituati a sentire ed utilizzare.
In questa Prima Guerra Globale esiste una fazione, probabilmente oggi maggioritaria nelle organizzazioni sovra-nazionali, nei gangli vitali della finanza mondiale e all’interno di quei circoli esclusivi che sono in grado di influenzare la politica globale.
Questa fazione agisce per eliminare le differenze che costituiscono la storia di ogni popolo, distruggere i confini che difendono nella realtà queste unicità, determinare uno spostamento di popolazioni in grado di determinare l’oblio della cultura, delle tradizioni e dell’essenza stessa dei popoli che costituiscono oggi l’Occidente industrializzato. Il punto di arrivo di queste azioni è ottenere una massa di uomini e donne prive di radici, disposte a essere impiegate nel lavoro ormai private di ogni diritto conquistato con il sangue ed il sudore da chi prima di loro lavorava e viveva senza diritti e senza libertà.
Il punto di partenza di questa armata invisibile è la negazione della democrazia, l’affermazione di una falsa superiorità etica di un pensiero e di una nuova ideologia nei confronti di ogni forma di dissenso, la scomparsa della politica, la gogna pubblica per chi non si allinea al pensiero unico, la libertà di insultare, e a volte di minacciare, chi si batte per quella parola “Sovranità” che terrorizza coloro i quali desiderano il sorgere di una oligarchia tecnocratica globale.
Questa guerra si combatte persona per persona, bambino per bambino, in ogni momento della nostra giornata durante il quale siamo esposti al flusso di informazioni proveniente dal nostro ambiente.
In questa guerra la censura, sotto varie forme, si abbatte contro chi dissente o crede che l’uomo abbia diritto a tentare vie dove la libertà di molti, e non il profitto di alcuni, siano da preferire allo sfruttamento del più debole e alla negazione di principi basilari per lo sviluppo della società umana come la famiglia, la nazione, la religione ed il lavoro.
All’interno stesso degli Stati le fazioni globaliste e sovraniste si combattono dopo che inaspettatamente negli Stati Uniti Donald J. Trump è diventato il nuovo inquilino della Casa Bianca. A Washington è in atto uno scontro senza esclusione di colpi tra questo “deep state” globalista e la nuova struttura di potere che Trump sta cercando di edificare. In Europa i globalisti controllano ancora stati chiave come la Francia, la Germania e la Spagna, ma sono minoritari nel blocco orientale, in Grecia e da poco anche in Italia.
Contro i “sovranisti” a livello mondiale assistiamo alle stesse accuse: ignoranza, analfabetismo culturale, antiscientificità, razzismo, desiderio di tirannide ecc. Queste accuse vengono mosse indistintamente contro Trump, Putin, Orban, Salvini, Di Maio, Le Pen, Netanyahu, El Sisi ecc.
Le origini di queste accuse sono i partiti della tradizione liberal, oppure della socialdemocrazia, i veicoli gli intellettuali e i mezzi di informazione che sono l’espressione di quelle galassie politiche oggi unite dal desiderio di portare a termine quel progetto di nuovo ordine mondiale che potrebbe sconvolgere le nostre società partendo dalle fondamenta delle stesse.
I sovranisti rispondono utilizzando i social, internet, le piattaforme di libera informazione, tuttavia con sempre maggiore difficoltà in quanto ora anche i globalisti sono molto attivi sulla rete, dove si sono formati gruppi omogenei pronti a rilanciare nel web le notizie più “vantaggiose” per la propria parte e allo stesso tempo attenti a mettere in evidenza carenze, lacune ed errori del nemico.
Ecco, il problema è quella parola, nemico. Alcuni anni fa avremmo parlato di avversari ma ormai tra globalisti e sovranisti è guerra totale e chi la pensa diversamente viene identificato come un nemico. Contro il nemico tutto è lecito, contro l’avversario al contrario il rispetto è ancora presente.
Oggi non vi è più rispetto per chi la pensa diversamente da ciò che esprime il main stream globalista, non vi è più nemmeno l’ascolto delle idee altrui, perché? Perché in questi mesi si deciderà chi soccomberà e chi dominerà il pianeta. A Washington l’inchiesta contro Trump è ad un punto decisivo, gran parte della lotta tra sovranisti e globalisti si giocherà alla Casa Bianca. Se Trump fosse costretto a dimettersi tutta la galassia identitaria non potrà più guardare all’altra sponda dell’Atlantico per trovare ispirazione ed appoggio, ma dovrà necessariamente rivolgersi a Mosca. Ecco che in questo caso la Prima Guerra Globale potrebbe cambiare la propria natura e avvicinarsi nuovamente a quella Guerra “classica” che tutti noi conosciamo molto bene e il cui spettro potrebbe tornare ad aleggiare sul mondo intero.
Sono giorni in cui non si può rimanere neutrali, sono giorni nei quali ogni uomo e ogni donna deve decidere quale mondo desidera per sé e per la propria discendenza, sono giorni nei quali siamo chiamati ad esprimere la nostra idea, il nostro progetto, ed il nostro sogno, non farlo diventerebbe per ciascuno di noi una automatica condanna. Non decidere in prima persona del nostro futuro significa autorizzare un piccolo gruppo di persone, una oligarchia appunto, ad agire falsamente in nostro nome. La maggioranza non è mai silenziosa, solo le mandrie lo sono a volte, e nessuno di noi vuole essere uno tra i tanti di un gregge portato al disastro.