Gli Stati Uniti hanno adottato una strategia passiva nei confronti dei progetti di sviluppo missilistico e nucleare della Corea del Nord, la cosiddetta “Pazienza Strategica”, una postura, un atteggiamento, che ha puntato moltissimo sulla diplomazia e sull’aiuto di Pechino per bloccare i programmi di armento di Pyongyang. La “Pazienza Strategica” prevedeva di non reagire alle provocazioni del Nord e cercare di portare a più miti consigli il regime dei Kim, senza però cercare pericolosi cambi al vertice del Partito Unico nord coreano.
Questa strategia oggi è sinonimo di fallimento. La”Pazienza Strategica” ha portato la Corea del Nord ad essere in possesso di un affidabile arsenale missilistico a corto e medio raggio, di sviluppare (e ora possedere), secondo le nostre stime, tra le 8 e le 12 testate nucleari per i suoi missili Rodong, oltre alla capacità di produrre altre 4 testate prima della fine del 2016. La Corea del Nord è quindi oggi uno stato dotato di Armi Nucleari, fatto che rompe gli equilibri geopolitici della Penisola Coreana e dell’intera regione. La Corea del Nord non ha utilizzato il programma di sviluppo di armi nucleari come mezzo di pressione per negoziati economici con i propri avversari, ma ha cercato ed ottenuto di ottenere un vantaggio strategico nei confronti di Seoul. Questo vantaggio rompe gli equilibri che si erano precariamente formati dopo l’armistizio tra Nord e Sud ed impone agli avversari della Corea del Nord di mettere in atto una strategia differente, funzionale ad impedire a Kim di utilizzare l’arma in suo possesso in caso di escalation militare, oppure in caso di minaccia di collasso del suo regime.
Per ottenere questo scopo la Corea del Sud, il Giappone, e gli Stati Uniti, possono mettere in atto due strategie: la prima è un percorso di rafforzamento delle sanzioni contro Pyongyang, sanzioni che oggi colpiscono aziende ed individui della Corea del Nord, ma che vengono agevolmente aggirate tramite canali grigi che sfruttano spesso la compiacenza di entità cinesi, o riconducibili comunque a Pechino. Le nuove sanzioni quindi dovrebbero essere anche sanzioni di tipo “indiretto”, colpire anche le aziende e gli individui riconducibili alla Cina che commerciano con Pyongyang, così come dovrebbero colpire chi rifornisce la Corea del Nord di Uranio e materie prime energetiche.
La seconda via invece è di tipo militare, e dovrebbe prevedere un rafforzamento della componente di difesa antimissile nell’intera regione e allo stesso tempo dotare i contingenti schierati nell’area di un’adeguata componente offensiva, rendere tale componete credibile, così come credibile deve essere la Leadership incaricata di decidere sull’utilizzo di questo strumento militare. In caso contrario, durante uno scontro di frontiera degenerato in battaglia, oppure durante una guerra convenzionale su larga scala, la Corea del Nord potrebbe essere tentata di utilizzare una singola arma nucleare come strumento di de-esclation.
Gli equilibri nelle penisola sono alterati anche a causa delle mancata rappresaglie di Corea del Sud e Stati Uniti in molteplici casi nei quali la Corea del Nord ha inferto pesanti perdite a Seoul: parliamo dell’affondamento della Corvetta sud coreana Cheonan, dei bombardamenti contro obiettivi militari e civili di Seuol nelle isole sulla linea di demarcazione marittima occidentale e degli scontri lungo la frontiera terreste del 38° parallelo. L’atteggiamento passivo della Corea del Sud, e dell’Alleato Americano, ha rafforzato la determinazione di Pyongyang a perseguire i propri obiettivi strategici, ha fatto sì che non venissero colpiti siti vitali per il Nord come le aree di ricerca e sviluppo della missilistica, del progetto nucleare e, nei fatti, ha portato la Corea ad essere uno stato dotato di armi nucleari.
E’ evidente che la “Pazienza Strategica” americana si basava sul fatto che la Corea del Nord non rappresenta una minaccia diretta agli Stati Uniti, e che solo una minaccia diretta agli Usa può giustificare per l’amministrazione Obama una risposta militare Usa. Questa postura fa si che gli alleati di Washington diventino, in certe situazioni, delle “pedine sacrificabili”, relativamente agli interessi primari degli Stati Uniti. Questo modus operandi di Washington è il medesimo in Europa, in Medio Oriente e nel Pacifico Occidentale e sta facendo crescere il desiderio di Seoul, e in fondo anche di Tokyo, di essere pronti a dotarsi dell’arma atomica, non potendo fare affidamento pienamente sull’alleato americano e sul suo “ombrello atomico”.
La “Pazienza Strategica” ha fallito, e forse solo un’altrettanto strategica “Azione” potrà evitare l’impensabile, se a Pyongyang sentiranno essere in pericolo il potere ora nelle mani della dinastia dei Kim.