La marina russa manterrà una Task Force nel Mediterraneo
Il comando supremo della flotta russa ha comunicato che dal mese di marzo 2013 sarà creata una Task Force che opererà nel mar Mediterraneo in maniera continuativa, Task Force permanente nel mediterraneo che era stata soppressa del 1993.
La Task Force mediterranea della federazione russa sarà composta da 15/20 navi, tra naviglio combattente e unità di supporto, e per forza di cose dovrà rifornirsi in maniera sistematica presso il porto siriano di Tartus. Per mantenere attiva tutto l’anno la Task Force del Mediterraneo il comando della flotta russa dovrà ricorrere a risorse di tutte le flotte del comando unificato e non solo della navi della flotta del mar nero che storicamente hanno il compito di pattugliare il mar Mediterraneo
In questa luce va inquadrata quindi la grande esercitazione che all’inizio del 2013 ha visto impiegate unità navali di tutte le flotte del comando navale russo operare nel Mediterraneo. L’esercitazione che nei fatti è ancora in corso andrà quindi a imbricarsi con la messa in servizio della Task Force mediterranea.
La flotta russa, oggi, non possiede le risorse per garantire una presenza significativa in tutti gli scacchieri internazionali dove sono in atto dispute geopolitiche con i vari avversari della Russia. Il fatto che venga data priorità assoluta al mar Mediterraneo e non, ad esempio, all’area Pacifica o del Golfo Persico, sta a testimoniare che gli strateghi e i politici di Mosca hanno individuato il bacino del mediterraneo e l’Europa come il punto di maggiore interesse strategico per il futuro, allo stesso modo in cui gli Stati uniti d’America hanno individuato nell’area pacifica il focus della loro politica estera da qui al 2020/2025.
L’area del Pacifico è oggi contesa agli Stati Uniti e ai suoi alleati (Giappone, Australia, Corea del Sud,Vietnam) dalla Cina che vuole espandere la propria influenza ben oltre il mar Giallo. Espansione utile in una prima fase principalmente per soddisfare la fame di risorse energetiche del gigante asiatico, sempre più in cerca di fonti energetiche per il proprio sviluppo industriale. Il Golfo Persico è invece conteso tra le due principali correnti dell’Islam, con i rispettivi alleati e, sia per motivi logistico, sia per il fatto che la Russia già possiede imponenti riserve di idrocarburi e gas naturale, non è il luogo migliore dove tentare di sottrarre spazio agli americani. Diversa sarà la situazione nel mediterraneo ed in Europa, un continente che ha pochissime fonti energetiche tradizionali e che già dalla fine della guerra fredda è stato per così dire “dimenticato” dagli Stati Uniti che non ritengono la zona geografica del nostro Paese importante per lo sviluppo degli Stati Uniti d’America. Così la Russia potrebbe riempire il vuoto lasciato dagli americani e diventare per alcuni paesi della regione un punto di riferimento, per l’acquisto di beni energetici, con la possibilità in un futuro ancora più lontano di avere nella Russia anche un referente nelle scelte di politica internazionale.