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La lenta fine del Globalismo?

La lenta fine del Globalismo?

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Ospitiamo oggi il post di un amico, Alessandro Leonardi, che ipotizza una interessante teoria, buona lettura.

Sono passate abbastanza sottotraccia le importanti parole pronunciate dalla premier inglese Theresa May al congresso dei Tories che si è tenuto qualche giorno addietro: <> e << Oggi troppe persone in posizioni di potere si comportano come se avessero più in comune con le élites internazionali che con le persone intorno a loro, le persone cui danno lavoro, le persone che incontrano per strada. Ma se credi d’essere un cittadino del mondo, sei il cittadino di nessun luogo. Non capisci cosa voglia dire la parola “cittadinanza”>>.
Questi affermazioni sono all’antitesi della dottrina che ha pervaso il partito conservatore inglese per decenni, fin dai tempi della Thatcher. L’importanza di questa svolta è data dal fatto che queste indicazioni non vengono da quelle forze definite “populiste”, ma da uno dei più importanti partiti di “sistema”.
Da più parti si moltiplicano i segnali di una revisione del modello neoliberista e multiculturale, dominante negli anni ’80, ’90 e 2000. I trattati internazionali procedono a rilento, con il TPP messo in discussione pubblicamente dai candidati alla presidenza negli Usa e il TTIP in alto mare, da molti ormai considerato fallito. Diverse forze politiche continentali minacciano di indebolire l’Unione Europea o di abbandonare l’area euro. Uno dei più potenti politici polacchi Jaroslaw Kaczynski ha invitato alla “rivoluzione contro l’Europa” per rafforzare gli Stati nazionali. Il premier ungherese Orban ha affermato che rispetterà le volontà del referendum su i profughi, contro la UE, anche se non ha raggiunto il quorum. Lo stesso capo della commissione europea Juncker ha affermato platealmente: << Bisogna smetterla di parlare degli Stati Uniti d’Europa, la gente non li vuole>>.
Nel resto del mondo la pax americana vacilla sempre di più, mentre alleati e nemici agiscono sempre più liberamente, spesso sfidando platealmente gli Usa. Si va dall’alleato turco Erdogan, che ha accusato gli Usa di aver favorito il golpe, fino al presidente filippino Duterte il quale ha insultato Obama e affermato che le Filippine non sono più una colonia. L’attivismo delle altre potenze è sempre più forte, fra l’operato della Russia in medio-oriente e della Cina nel mar cinese meridionale. Al contrario dell’ordine globalizzato, si ha la percezione di andare incontro ad un mondo multipolare disordinato con delle alleanze molto variabili e il risorgimento degli Stati nazionali come potere forte, rispetto alle istituzioni sovranazionali. Il processo è ancora all’inizio e non è chiaro se poterà ad ulteriori disgregazioni o al ritorno delle tesi sovra-nazionaliste (forse con la vittoria della Clinton?) o all’emergere di nuovi nazionalismi/localismi. Di sicuro le continue crisi in corso e l’instabilità del Sistema globale stanno spingendo verso il rigetto della Globalizzazione.

Alessandro Leonardi

Comment(2)

  1. Ho piacere , ottima riflessione .
    Multipolare vol dire anche rispetto delle diversità. Cosa che alcune forze politiche non accetteranno mai , se dopo aver perso una guerra .

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