La Germania di Angela Merkel si candida a diventare la guida di una coalizione di stati che si prefigge di opporsi alle politiche russe in Europa? Questa nostra domanda deriva da un’analisi delle dichiarazioni e degli atti del governo tedesco, ma ancora di più della cancelliera Merkel.
Presto, con l’insediamento di Donald Trump alla Presidenza americana il prossimo 20 gennaio, osserveremo un cambio di passo degli Stati Uniti nei confronti della Russia. Il nuovo corso americano dovrebbe definire con grande puntualità le rispettive aree di influenza, americana e russa, limitando in parte le opzioni della Germania nei confronti dell’Ucraina e della regione Caucasica.
Trump potrebbe cercare di coinvolgere la Russia nella lotta a tutte le forme di estremismo islamico presenti oggi nel mondo e allentare la pressione su Mosca riguardo la Crimea e il Donbass; allo stesso tempo Trump potrebbe congelare i piani di rafforzamento della presenza militare americana in Europa Orientale, per focalizzare lo sforzo bellico di Washington nella Regione Mediorientale e del Pacifico Occidentale.
La Germania invece sembra aumentare gli sforzi per sostenere la lotta dell’Ucraina contro la Russia, sia con fatti concreti che mediante atti simbolici. La Germania invierà consiglieri militari tedeschi a Kiev, avendo firmato l’8 dicembre scorso un accordo tra Ucraina e Germania alla presenza del Segretario della commissione parlamentare di difesa tedesca Ralph Braukzipe. I consiglieri militari tedeschi si posizioneranno a Leopoli, presso l’accademia dell’esercito e parteciperanno alla formazione degli ufficiali ucraini.
Un altro segnale politico molto netto è stato rappresentato dalla presenza di Vladimir Klitschko, Sindaco di Kiev, al congresso della CDU che ha formalizzato la candidatura di Angela Merkel per il suo quarto mandato alla Cancelleria della Germania.
La Merkel più volte ha chiesto l’estensione delle sanzioni contro la Russia in merito all’invasione della Crimea e delle attività della Federazione Russa nel Donbass. Merkel ha reiterato questa richiesta durante un summit bilaterale lo scorso 13 dicembre con il presidente francese Hollande, ribadendo la sua richiesta al vertice europeo del 15 dicembre c.m.
Chi, e perché, all’interno dell’Unione Europea dovrebbe seguire la Germania in questa radicale presa di posizione conto la Russia di Putin, mentre alla Casa Bianca sta per insediarsi un uomo che potenzialmente può mutare alla base i rapporti oggi pienamente conflittuali tra Stati Uniti e Federazione Russa?
I paesi che possono seguire la Merkel sono quelle nazioni indipendenti sotto il punto di vista energetico, quelle Chen quali per la propria integrità territoriale, mentre altre potrebbero essere “obbligate” da Berlino ad “obbedire” alla politica estera della Cancelliera.
I paesi che potranno seguire la Germania potrebbero essere la Francia, la Gran Bretagna, i paesi Scandinavi, la Danimarca, l’Olanda, la Polonia e le Repubbliche Baltiche. I paesi che potrebbero essere “incoraggiati” da Berlino a seguire la Germania potrebbero essere Grecia, Spagna e Italia.
Gli ultimi tre Stati che abbiamo citato, incluso il nostro, sono ricattabili da parte della Germania a causa, non solo della loro debolezza economica, ma anche a causa di quel sentimento di sudditanza psicologica nei confronti di Berlino e dell’euro, moneta che oggi è la vera leva di potere della Germania nei confronti degli altri Stati dell’Unione Europea.
È quindi una concreta possibilità che durante il 2017 la Germania possa utilizzare la sua egemonia economica, e di riflesso politica in Europa, per zittire le voci di dissenso di Grecia Italia e Spagna, alla politica antirussa di Frau Merkel.
Potremmo verificare la nostra teoria solo se uno dei governi mediterranei deciderà di bloccare le nuove sanzioni contro la Russia, che la Germania potrebbe decidere di proporre al Consiglio Europeo, e allo stesso tempo forzare la mano all’Europa affinché riduca le sanzioni già oggi in essere.
Unica arma in mano ai paesi mediterranei è il Veto da porre al bilancio pluriennale europeo.
L’unica nazione oggi potenzialmente in grado di una azione simile è l’Italia, forse anche l’Italia di Gentiloni, se dopo il 20 gennaio arrivassero dagli USA proposte che non si potranno rifiutare, in termini di collaborazione economica p, militare, diplomatica, offrendo a Roma quel ruolo di ponte tra Russia e Stati Uniti che è la vocazione prima della nostra Italia.