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La crisi Arabia Saudita – Libano – Iran

Geopolitica

È crisi vera quella in atto in queste ore tra Arabia Saudita, Libano ed Iran. Una crisi che evolve lentamente da molti mesi, ma che in queste ore è in un divenire frenetico, fatto di minacce, arresti, ordini di evacuazione, missili balistici lanciati contro obiettivi sauditi e non ultima la possibilità di uno strike di rappresaglia saudita contro gli apparati di comando dell’Hezbollah libanese.
Sulle nostre pagine parliamo di questa guerra indiretta tra Iran ed Arabia Saudita da mesi, uno scontro che si gioca in Irak, in Yemen, in Siria, in Bahrein, in Qatar, in Libano, e che ora potrebbe vedere le nazioni di riferimento per i vari “proxy”, che combattono in Medio Oriente in loro nome, confrontarsi in maniera molto più diretta, sul campo libanese.
Ma perché è così importante Beirut e cosa accade oggi in Libano?
Il Libano è cruciale sotto diversi aspetti. Il primo è strettamente geopolitico. Il Libano è il terminale dell’asse “Teheran-Baghdad-Damasco-Beirut”, in grado di consentire agli iraniani di raggiungere il bacino del Mediterraneo, senza dover sottostare al transito obbligatorio via mare, che è incanalato in due colli di bottiglia, lo stretto di Bab El Mandeb e il Canale di Suez, ambedue sotto il controllo di governi o fazioni ostili a Teheran. Raggiungere il Mediterraneo via terra significa poter esportare i propri prodotti energetici senza timore relativamente a possibili blocchi navali, importare più facilmente anche beni sottoposti a sanzioni internazionali (funzionali al programma missilistico od atomico), garantire il rifornimento di armi e valuta ai proxy operanti oggi nel Mediterraneo e proporsi quindi come tutori di nuove formazioni filo-iraniane che dovessero emergere ad esempio in Libia oppure rifornire agevolmente gli oppositori di governi ostili agli Ayatollah come ad esempio quello egiziano di El Sisi. (Qui trovate un nostro post sull’argomento in questione: Il Collegamento Beirut – Damasco – Baghdad – Teheran, si realizza il sogno di Khomeini?)
Il secondo è di natura economica, perché è dal Libano che transitano svariate decine di miliardi di dollari che sono funzionali alla rete Hub and Spoke iraniana (qui un link ad un nostro post :”Il modello Hub and Spoke dell’espansionismo iraniano”) che deve essere costantemente finanziata.
Ecco perché oggi il Libano è un paese chiave, sia per l’Iran che per i sauditi; e sono state proprio le dimissioni del primo ministro libanese Saad Hariri ad innescare la fase più acuta di questa fase di tensione.
Saad Hariri, figlio di Rafik Hariri, ex primo ministro libanese ucciso il 14 febbraio 2005 mediante una autobomba di enorme potenza la cui paternità è attribuita alla parte sciita del paese, oggi (per sua stessa dichiarazione) potrebbe rischiare in Libano di essere a sua volta assassinato; Hariri ha accusato apertamente Iran ed Hezbollah di essere protagonisti della attuale situazione di tensione in Libano. Quel Libano che il principe ereditario saudita Mohamed Bin Salman Al Saud ha additato come una nazione che a causa delle azioni dell’Hezbollah si è trasformato in un nemico dell’Arabia Saudita.
Cosa potrebbe decidere di mettere in atto il potente Principe ereditario saudita per limitare il potere dell’Hezbollah e dell’Iran in Libano.
Lo scenario più probabile è una richiesta di dure sanzioni internazionali contro l’Hezbollah libanese, i suoi sponsor ed i suoi alleati, in modo tale da paralizzare le transazioni finanziarie legali che oggi vedono protagonista il Libano e il Partito di Dio sciita. Un effetto collaterale di importanza vitale relativamente a questa strategia anti-sciita in Libano ha la potenzialità di determinare la rottura dell’equilibrio istituzionale del Libano, che prevede con gli accordi attuali la nomina di un primo ministro di fede sunnita. Le accuse di Egitto ed Arabia Saudita agli sciiti potrebbero portare il presidente libanese, su pressione di Hezbollah, a nominare un premier non sunnita, magari appartenente al partito sciita Amal. Questa scelta renderebbe in concreto l’Hezbollah e l’Iran egemoni in Libano, dietro la facciata dell’attuale presidente e del partito Amal. Sarà nostra cura seguire l’evoluzione della situazione a Beirut.

Un secondo scenario (seppur oggi meno probabile) è uno scenario di tipo militare, al quale dedicheremo un post specifico.