La corsa dell’Iran verso l’arma atomica. (E la noncuranza dell’Occidente)
Mentre l’attenzione dei paesi occidentali è focalizzata verso Est e un’ipotetica invasione russa dell’Ucraina, l’Iran continua la sua corsa nucleare e non esita a mostrare le sue capacita con tanto di video propagandistici di missili nascosti in TIR, rampe di lancio mobili, esercitazioni della marina e dell’aviazione con un unico obbiettivo dichiarato: Israele.
L’ultima trovata della teocrazia iraniana è la simulazione di un attacco sulla centrale nucleare israeliana di Dimona. A quanto pare, questo ultimo esercizio, non ha turbato più di tanto le coscienze, soprattutto quelle occidentali ed europei in particolare. Ma niente panico, l’Iran, per l’Europa e la NATO non rappresenta un rischio reale. Dopotutto, il regime degli Ayatollah minaccia solo di cancellare fisicamente un paese e di sterminarne la popolazione tra una pioggia di missili e radiazioni. Tanto è che gli USA hanno rifiutato la fornitura di tanker all’aviazione israeliana, ponendo così un veto mascherato ad un eventuale strike sulle installazioni militari iraniane.
Dall’ultimo video promosso dalle guardie della rivoluzione islamiche iraniane, si vede chiaramente che i missili vengono lanciati da una rampa mobile camuffata in TIR. Questo dovrebbe fare riflettere parecchio nelle stanze del potere a Washington. Questi mezzi potrebbero agevolmente giungere in Siria senza destare particolare attenzione visto l’artefice del travestimento. Le capacità tecnologiche iraniane non sono da sottovalutare. Basta guardare un altro conflitto dove armi e tecnologie della teocrazia sono un terreno di prova reale, lo Yemen. Se è vero che i sauditi non brillano per le loro capacità militari, è altrettanto vero che usano esclusivamente tecnologia americana ed occidentale, e questo in grande quantità. Abbiamo visto nei mesi passati, bombardamenti sulle città meridionali del regno dei Saud e persino lanci di droni e missili balistici verso la sua capitale Riyadh. Questa guerra per procura è nei fatti un poligono di prova per il regime di Teheran che gli permette di affinare le sue tecniche e di perfezionare la sua tecnologia.
Dopo la ritirata precipitosa da Kabul questo anno, molti alleati di Washington si stanno chiedendo chi è realmente importante o chi è considerato sacrificabile. Nello scacchiere mondiale, quale area è veramente fondamentale per gli Stati Uniti, il pacifico con la sua testa di ponte taiwanese? Il Medioriente ma con quale alleato? L’autoritaria Turchia guardiana degli stretti con vista sul Caucaso? La monarchia assoluta saudita strategica per il suo petrolio? Lo stato di Israele, democratico seppur imperfetto? Oppure le attenzioni di Washington sono tornate sull’Europa con la volontà di allargare la NATO ad un altro paese, instabile e di rilevanza primordiale per la Federazione Russa. Tanti interrogativi, poche risposte e confuse per giunta.
Nel frattempo, a Teheran le idee sono chiare: distruggere Israele, o meglio l’Entità sionista come la chiamano, non è un’opzione, è un programma e un obbiettivo. Forse sarebbe tempo per gli europei in virtù del loro passato e agli USA di tornare a pensare alle cose serie, perché quando sarà troppo tardi, non potranno dire “non sapevamo”.