Torna forte la retorica della Corea del Nord contro gli Stati Uniti d’America. Poco dopo che la Casa Bianca ha pubblicamente accusato la Corea del Nord di un gravissimo attacco allo stesso primo emendamento della costituzione americana, tentando e riuscendo a bloccare la diffusione di un film-commedia nel quale si teorizzava l’omicidio del dittatore nord coreano, l’agenzia di stampa ufficiale del regime di Pyongyang ha rilasciato pesantissime dichiarazioni contro gli Stati Uniti, dichiarazioni che ora vi riportiamo.
“L’esercito e il popolo della Repubblica Democratica Popolare della Corea sono pronti per confrontarsi con gli Stati Uniti in ogni spazio di guerra, inclusa la guerra cibernetica. La nostra reazione all’aggressione americana sarà distruttiva e direttamente rivolta contro la Casa Bianca, il Pentagono e tutta la madrepatria americana, luogo di origine del terrorismo, e supererà di gran lunga la “reazione simmetrica” evocata da Obama”.
Per quanto noi siamo abituati alle roboanti dichiarazioni della Corea del Nord, in questa occasione Pyongyang ha utilizzato termini ed espressioni che vanno oltre la normale retorica del regime.
Obama già ieri si era affrettato a dichiarare che gli atti imputati alla Corea del Nord non vanno considerati un atto di guerra, ma un atto di “Cyber-Vandalismo”.
Oggi ci chiediamo come considererà il presidente americano minacce dirette contro il cuore della nazione americana, dopo aver derubricato un attacco alle fondamenta della libertà di espressione come “Cyber-Vandalismo”.
È probabile, che come spesso in passato, il presidente americano, non torni più sulla vicenda e faccia spegnere senza reazioni la situazione di tensione, legittimando nei fatti nuovi atteggiamenti simili nel prossimo futuro, forse da parte non solo della Corea del Nord ma anche da parte di entità terroristiche come la Stato Islamico per opere riguardanti la religione o della stessa Repubblica Popolare Cinese per questioni cruciali come il ricordo della Strage di Piazza Tien An Men.
La nostra domanda è: cosa accadrebbe se una Major americana volesse produrre un film sulla strage di lavoratori e studenti che fondò sul sangue il nuovo corso cinese? Potrebbe ripetersi ciò che oggi è accaduto per un film commedia che poco ha a che fare con la realtà?
Non è bastato agli Stati Uniti, e a questa amministrazione, che in seguito alle proteste legate proprio ad un film contrario agli islamisti si sia innescato a Bengasi l’omicidio di un ambasciatore americano?
Evidentemente questo atteggiamento non è passato inosservato agli analisti Nord Coreani che hanno ponderato accuratamente il loro comportamento in queste settimane ed in queste ore.
Cambierà atteggiamento il presidente americano? Forse si, ma ora ciò che può far ritornare temuti e rispettati gli Stati Uniti sarà solamente il cambio di presidenza previsto per il gennaio 2017, prima di quella data saranno egualmente pericolose le provocazioni della Corea del Nord e le eventuali, risposte militari americane, in quanto ormai è opinione diffusa che quando chiamato a scelte cruciali il presidente americano sceglie il compromesso e non le armi. Basandosi su questo assunto gli eventuali avvertimenti americani potrebbero essere molto sottovalutati e, nel caso in cui Obama scegliesse la via del confronto, gli avversari non percepirebbero l’entità della minaccia, alzando la posta fino ad uno scontro di proporzioni difficilmente prevedibili.