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Kamikaze a Manchester: nessun luogo è sicuro

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Nessun Luogo è Sicuro, questa la prima considerazione che dobbiamo fare dopo l’attentato suicida di Manchester.
L’unica vera variabile perchè attentato, possa o meno realizzarsi è rappresentata dalla volontà dell’attentatore di compiere un gesto cosi vigliacco. L’unico passaggio limitante è la fabbricazione dell’ordigno improvvisato, fatto però aggirabile con un rapido addestramento, meglio se in zone di conflitto.
Ieri sera a Manchester è stato attaccato un evento per adolescenti, un “soft target” per definizione, in un luogo che poteva essere difficilmente controllato in maniera capillare; il terrorista non è entrato all’interno dello stadio durante l’afflusso degli spettatori, ma ha preferito attendere che il concerto, fosse in pieno svolgimento, quando le misure di sicurezza ai varchi si allentano, e quando l’affollamento e l’effetto sorpresa sono massimi.
Abbiamo osservato non l’azione di un folle, di un depresso, di un improvvisatore, ma abbiamo assistito ad una operazione “militare” di un operativo motivato, in grado di fabbricare, trasportate e far detonare un potente ordigno artigianale, forse non esattamente nel punto dell’area che egli aveva prescelto, ma comunque in un luogo chiuso ed affollato.
Nessun luogo è sicuro, e la colpa non è delle misure di sicurezza inadeguate, non è una conseguenza dello scarso numero di forze di sicurezza presenti nei nostri paesi, la responsabilità va ascritta ad una forzatura delle fallimentari politiche di integrazione, che vanno al più presto sostituite con politiche di assimilazione.
Servono politiche che leghino cittadinanza e permesso di soggiorno nei nostri paesi Europei, non al fatto che un individuo sia venuto alla luce o che sia rimasto per 5 o 10 o 15 anni in un certo luogo, ma ad altri fattori.
Il Diritto di cittadinanza, secondo la nostra visione, può e deve essere concesso anche dopo 12 o 24 mesi, se la persona o il gruppo famigliare in oggetto, dimostra di aver scelto l’Italia o l’Europa non per un mero calcolo economico (odiando allo stesso tempo l’ambiente che li ospita) ma perchè condivide i nostri valori culturali, i diritti civili, il ruolo paritario della donna, la libertà religiosa e di educazione e la non prevalenza di una etnia o di una religione su un’altra etnia o un’altra religione.
Il nostro gruppo ne ha scritto proprio alcuni giorni fa, sapendo bene che con questo schema fallimentare di falsa integrazione, nessun luogo è sicuro.