Italia e COVID-19: l’unica opzione è una sovra-preparazione
Certo il virus in Italia non sta circolando, ma cosa possiamo fare per essere pronti se un domani questa malattia mettesse a rischio il nostro tessuto sociale, come sta avvenendo in Cina da un mese a questa parte?
L’unica opzione a nostra disposizione è mettere in atto piani di azione non proporzionati ad un caso simile ma sovra-proporzionati e sovradimensionati. Già, l’unica cosa da fare in questo momento di incertezza e attesa non è discutere se è più mortale la SARS o il COVID-19, non è litigare sul rateo di polmoniti della MERS o di COVID-19, l’unico atto concreto utile è accumulare (da parte dello stato e non dei privati, s’intende) farmaci di moltissimi tipi, non solo quelli dedicati alla patologia in oggetto, fare scorta di dispositivi di protezione individuali (mascherine, tute), acquisire respiratori meccanici e dispositivi medici utili a sostenere una possibile crisi; pensare e valutare l’allestimento di reparti di terapia intensiva “ex-novo” al fine di non saturare quelli già presenti nel caso in cui l’epidemia colpisca anche l’Europa.
Il vero rischio che porta con sé COVID-19 non è tanto la mortalità (ancora discutibile) del 2%, ma il fatto che la sua altissima contagiosità tende a saturare rapidamente i reparti di terapia intensiva, rendendo molto difficili, se non a volte impossibili, le cure ai malati che non soffrono di COVID-19 ma che a causa di altre gravi problematiche mediche avrebbero necessità della terapia intensiva per avere salva la vita. Queste persone potrebbero non trovare posto per il gran numero di malati affetti dal nuovo virus respiratorio che ha paralizzato la Cina.
Serve quindi iperprepararsi, non a parole o con messaggi sui social, ma con atti concreti, ed a cura dello stato, e del Ministero della Sanità.
Come sempre vige la norma “spera per il meglio, preparati per il peggio”, troppe volte dimenticata in questo paese.
Vi ricordiamo che oggi abbiamo più di 100 casi confermati in Corea del Sud, 82 in Giappone, 5 in Iran con due morti, e che in Italia non è prassi ad oggi testare per il virus chi non ha una storia di viaggio nelle aree epidemiche o di contatto diretto con un caso confermato.
Prepararsi non significa spargere il panico, ma bensì equivale ad evitarlo nel caso in cui la malattia si manifesti a casa nostra.
We still do not know what will happen with this disease. We do not know if there is a pandemic or something more limited, as we have seen with the flu or SARS. We do not know; therefore, we will continue this over-preparation until things become clear and perhaps even afterward. (B. Netanyahu, Gerusalemme 19 Febbraio 2019)