Già da alcuni giorni voci insistenti dal Medio Oriente riferivano di possibili movimenti di armi di nuova generazione dalla Siria verso il Libano, armi che avrebbero cambiato i rapporti di forza tra Hezbollah ed Israele. Il Gabinetto di Sicurezza israeliano si era più volte riunito negli ultimi giorni per discutere della vicenda e adottare la linea di condotta necessaria per prevenire la perdita della supremazia aerea non solo nei cieli del Libano ma addirittura all’interno dello spazio aereo israeliano. I missili antiaerei che Al Assad potrebbe consegnare ai libanesi sciiti sono in grado di minacciare gli aerei israeliani per alcune decine di chilometri all’interno dei confini dello stato ebraico.
GPC aveva dedicato a questa possibilità uno scenario, scenario che prevedeva un eventuale coinvolgimento dell’Iran nella risposta della Siria ad un raid come quello che è avvenuto poche ore fa. Ad ora nessuna notizia giunge da Tehran, e nessuna reazione ufficiale è stata annunciata dal governo iraniano. L’ipotesi di una risposta diretta iraniana al raid dell’aeronautica militare israeliana è ancora un’ipotesi remota, ma un attacco ad esempio con un drone suicida sulla città portuale di Haifa o su Tel Aviv non è una ipotesi da scartare rapidamente.
La situazione in Siria permane esternamente fluida e non è da escludere che nuove spedizione di armi possano avvenire nel prossimo futuro con destinazione in sud del Libano, così come non è da escludere che una di queste spedizione possa essere coronata da successo nonostante l’impegno serrato di Israele nel prevenire il trasferimento di armi moderne o di distruzione di massa alle milizie libanesi.