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Iran : potrebbe servirci uranio arricchito oltre il 20%

Le centrifughe per l'arricchimento dell'uranioIl responsabile dell’agenzia iraniana per lo sviluppo nucleare Fereydoun Abbasi Davani, ha dichiarato che la Repubblica Islamica Iraniana potrebbe avere la necessità di arricchire uranio oltre il 20% in isotopo 235, livello di purezza oggi raggiunto ufficialmente in Iran. Fereydoun Abbasi-Davani ha dichiarato che le centrifughe dell’Iran potrebbero portare le percentuale di isotopo fissile ad un valore variabile tra il 45 e il 55%. La parole dell’alto dirigente iraniano riprendono analoghe dichiarazioni dello scorso anno, nelle quali i responsabili iraniani del programma nucleare annunciavano l’intenzione di costruire piccoli reattori da imbarcare su unità navali che, nei progetti iraniani, necessitano di uranio arricchito oltre il 20%.
All’epoca delle prime dichiarazioni iraniane in materia GPC aveva chiesto ad un ingegnere nucleare, parte integrante del nostro centro, un parere sulla possibilità di costruire un reattore imbarcato che possa funzionare, non il classico combustibile al 3,5% di U235, ma con percentuali dieci, quindici volte maggiori di U235. Il nostro ingegnere rispose che è possibile costruire reattori funzionanti con una percentuale così elevata di isotopo fissile, ma perché farlo, quando reattori al 20% offrono gli stessi rendimenti?
Da questa considerazione partiamo nell’analisi delle parole di Fereydoun Abbasi Davani, e consideriamo il fatto che i colloqui del 5+1 e l’Iran che si sono svolti in Kazakistan si sono conclusi con un fallimento. Anche la tempistica dell’eventuale aumento della percentuale di arricchimento non è coerente con l’attuale necessità dello stato iraniano. Serviranno anni per costruire le unità navali che imbarcheranno i nuovi reattori iraniani, perché quindi procedere ora all’arricchimento oltre il 20%?
L’industria nucleare iraniana possiede tutto il know how necessario per arrivare addirittura oltre il 55%, solo la decisione politica determinerà o meno questo passaggio, e solo il livello politico conosce la vera strategia della Repubblica Islamica.
Va ricordato che il possibile salto di qualità del programma di arricchimento dell’uranio iraniano va inquadrato anche nelle reazioni della comunità internazionale al riuscito test nucleare della Corea del nord, test che sembra essersi basato proprio su una bomba all’uranio. La Corea del nord, con il successo dei test nucleari, si è garantita un potere di deterrenza di grande valore che diminuisce le possibilità di un raid americano contro le infrastrutture strategiche del proprio programma nucleare.
La debole reazione della comunità internazionale al test nord coreano, il sostanziale appoggio che la Cina continua a fornire a Pyongyang nonostante le minacce della Corea del Nord di un attacco atomico alle basi americane, e la sostanziale passività degli Stati Uniti dinnanzi alla proliferazione delle armi nucleari, potrebbero aver indotto la Leadership iraniana a compiere un passo decisivo nel superare quel limite del 20%.
Agli ultimi colloqui del 5+1 insistenti voci diplomatiche parlavano di una sorta di sospensione delle attività nucleari e delle trattative internazionali, in attesa delle elezioni presidenziali previste in Iran per la metà del mese di Giugno p.v. Le elezioni presidenziali vedranno l’uscita di scena del presidente Ahmadinejad, non più candidabile, e la possibile elezione di un uomo molto vicino alla Guida Suprema iraniana, il Grande Ayatollah Alì Khamenei.
L’Iran, tuttavia, potrebbe utilizzare queste settimane che ci separano dalle elezioni per avanzare nel proprio programma nucleare, rimanendo formalmente all’interno del trattato di non proliferazione. Se ciò avvenisse lo Strike di Israele diverrebbe estremamente probabile nelle settimane successive alle elezioni presidenziali, e potrebbe concretizzarsi senza che da Israele giungano ulteriori avvertimenti agli iraniani.

Qui un articolo di Haaretz sulle dichiarazioni iraniane