Tutti noi abbiamo letto, sentito e osservato il discorso di Benjamin Netanyahu riguardante gli archivi segreti iraniani del programma atomico militare.
Un discorso molto importante, dove lo stato di Israele ha messo in luce dove e quando i servizi di informazione di Gerusalemme sono entrati in possesso di decine di migliaia di file, fotografie, filmati, simulazioni al computer, relazioni ai vertici della Repubblica Islamica, riguardanti Amad, il programma atomico militare dell’Iran.
Rivelare tutti questi dati ha certamente “bruciato” una importante fonte di informazioni per lo stato ebraico, e quindi la scelta di renderle pubbliche non deve essere stata semplice. Allo stesso tempo se questa decisione è stata presa è perché la minaccia per la stessa sopravvivenza dello stato ebraico nel lungo termine potrebbe essere a rischio.
La presentazione ad alcuni analisti potrebbe essere sembrata banale, ma va ricordato che l’obiettivo di Netanyahu non era spiegare i risultati conseguiti in termini scientifici o giuridici e nemmeno far conoscere questi fatti in primo luogo all’opinione pubblica israeliana. La tribuna alla quale Netanyahu si è rivolto la scorsa sera è quella americana. Il premier di Gerusalemme ha parlato in inglese e la sua presentazione era facilmente comprensibile anche dai non addetti ai lavori.
Proprio questo tipo di presentazione ha fatto affermare all’Unione Europea e alla parte favorevole all’accordo che nelle slide di questa presentazione non si è presentata alcuna prova riguardo il fatto che l’Iran stia violando il patto ora in essere. E questo è indubitatamente vero: l’Iran non sta violando il patto dei 5+1 firmato a Ginevra. Non lo sta violando perché è interesse iraniano non violarlo in questo momento, ma tutti dimenticano la cosa più importante. Il patto sul programma atomico iraniano si base sulla fiducia, la fiducia che l’Iran non riprenderà in futuro il percorso verso la bomba. Una fiducia che l’Iran si è guadagnato affermando che la Teheran non ha mai cercato di costruire la Bomba, che l’Iran non ha mai fatto studi di metallurgia dedicata ai nuclei di fissione dell’uranio 235, che gli scienziati iraniani non hanno mai eseguito studi e simulazioni riguardati l’idrodinamica delle semisfere (indispensabile per i dispositivi ad implosione che possono essere installati nelle ogive dei missili balistici).
I documenti mostrati da Netanyahu la scorsa sera mostrano questo: che l’Iran ha eseguito studi di metallurgia riguardanti l’uranio 235 ed i nuclei di fissione di una bomba atomica, che l’Iran ha eseguito simulazioni al computer e creato dispositivi ad implosione per studiare l’idrodinamica delle semisfere e che il programma Amad non è stato smantellato, ma frazionato ed oggi, seppur a livello teorico, cammina ancora verso la bomba.
Il discorso di Netanyahu dice una cosa che è molto più importante del fatto che l’Iran oggi stia rispettando i termini dell’accordo, il premier israeliano fa capire che le fondamenta sulle quali si basava l’accordo nucleare con l’Iran non sono posticce, non reali; e se le fondamenta di una casa sono state costruite male è certo che l’edifico crollerà. Israele non vuole essere vittima di quel crollo, ecco cosa ha detto al mondo l’altra sera il premier di Israele.