In questi giorni le Guardie della Rivoluzione della Repubblica Islamica dell’Iran hanno preso il posto del presidente Rohani e dei suoi ministri nelle prime pagine dei principali quotidiani iraniani e nelle notizie in evidenza delle agenzie di stampa semi ufficiali del regime di Teheran.
All’inizio, il primo a parlare, era stato il comandante della marina delle Guardie della Rivoluzione che aveva reso noto, smentendo clamorosamente il ministro degli esteri dell’Iran, che a Bandar Abbas era stata costruita una replica a grandezza naturale della portaerei americana Nimitz, ma non per essere usata in un film come annunciato al mondo dal ministro Salehi, bensì per essere usata come bersaglio durante le prossimi se esercitazioni aeronavali nello stretto di Hormuz e nel Golfo Persico. Pochi giorni dopo, sempre l’ammiraglio Alì Fadavi, aveva dichiarato che le navi americane hanno l’obbligo di dichiarare le loro intenzioni agli iraniani in entrata ed in uscita dal Golfo Persico, pena subire le azioni, non meglio precisate di “centinaia di unità delle forze dei Guardiani della Rivoluzione”, e che medesime navi sarebbero stati bersagli legittimi in caso di attacco americano all’Iran. Nella stessa intervista egli aveva dichiarato che droni iraniani sono stati dispiegati intorno ad Hormuz (riferendosi probabilmente alla presenza di unità delle Guardie della Rivoluzione nelle isole dello Stretto e cioè Abu Musa). Droni che, secondo la medesima fonte, pattugliano l’area costantemente e sarebbero dotati anche di capacità “operative”, riteniamo che con operative si possa intendere offensive, in quanto nel medesimo contesto l’ammiraglio iraniano ha elencato le nuove capacità antinave iraniane rappresentate da missili costieri, imbarcati (anche su unità minori) e aviolanciati.
Ieri si è unito a queste dichiarazioni la Guida Suprema iraniana e cioè il Grande Ayatollah Alì Khamenei. Egli ha dichiarato che le pretese occidentali di limitare le capacità missilistiche dell’Iran sono da rigettare e le ha definite folli e senza senso. Contestualmente Khamenei ha chiesto, come riporta l’agenzia semi-ufficiale Fars News, di iniziare una produzione in massa dei sistemi missilistici, sia superficie superficie, sia antiaerei, sottolineando che i livelli sia tecnologici sia quantitativi di queste armi sono ancora insufficienti.
Nella stessa occasione pubblica si è assistito ad una dichiarazione del Presidente Rohani, il quale ha definito inalienabili i diritti in ambito nucleare dell’Iran.
Dobbiamo ricordarvi che ci stiamo avvicinando alla prima scadenza temporale dell’accordo temporaneo tra 5+1 ed Iran sulla questione nucleare. Secondo il testo di Ginevra del novembre scorso Iran e 5+1 dovrebbero trovare un accordo definitivo sul programma atomico iraniano entro la fine di luglio ed il governo di Teheran, così come il Leader iraniano, stanno cercando di mettere sul piatto della bilancia diplomatica anche le capacità militari dell’Iran.
Se un accordo non dovesse essere raggiunto l’ostentazione delle proprie capacità militari potrebbe indurre la Casa Bianca, che già per propria filosofia si rifiuta di considerare l’opzione militari qualunque sia la crisi da affrontare, a concedere altro tempo per un accordo diplomatico e magari allentare ancora le sanzioni contro l’Iran rafforzando l’economia della Repubblica Islamica con lo sblocco di nuove risorse e nuovo contratti.
Risorse che però finiranno in larga parte a finanziare la corsa agli armamenti tanto voluta dai vertici delle guardie della rivoluzione e appoggiata anche pubblicamente dal N.1 della teocrazia iraniana. Questo andrebbe considerato prima di allentare ancora le sanzioni contro Teheran.