Nella giornata del 10 febbraio l’Iran ha compiuto un test missilistico multiplo che ha coinvolto vettori a corto raggio, di alta precisione, e una versione migliorata del suo missili a più lungo raggio lo Shahab 3, vettore con una portata di oltre 2400 Km, in grado di colpire bersagli in tutto il Medio Oriente, incluso Israele e la Turchia.
Queste esercitazioni arrivano dopo una lunga moratoria che ha accompagnato le fasi preparatorie dell’accordo temporaneo firmato a Ginevra nel Novembre scorso, ed entrato in vigore lo scorso 20 gennaio. Nelle fasi preliminari era evidente un accordo tra Iran e Stati Uniti, un accordo che bloccava sia le esercitazioni iraniane nello Stretto di Hormuz, sia le esercitazioni delle forze missilistiche strategiche dell’Iran. In cambio gli Stati Uniti hanno ritirato una portaerei nucleare dal Golfo e non hanno svolto alcune esercitazioni annuali che avevano come quadro operativo lo stesso Golfo Persico e lo Stretto di Hormuz.
Ma ora il periodo di moratoria è terminato e l’Iran ha ripreso le esercitazioni delle forze missilistiche, forze che durante i mesi della moratoria sono state sviluppate e migliorate come testimoniato dai lanci di oggi.
Le armi a corto raggio, secondo quanto affermato dai comandati iraniani, posseggono un sistema di puntamento laser in gradi di aumentare notevolmente la loro precisioni. Tali armi posso essere utilizzate dall’Iran contro obiettivi americani e sauditi nel Golfo e dall’Hezbollah libanese contro obiettivi in tutto lo stato di Israele.