Pochi giorni fa una importante missione della IAEA ha inviato una propria missione a Tehran, missione propedeutica ad un vertice di alto livello da tenersi in Turchia ad Istanbul. La missione è stata guidata da Herman Nackaert, funzionario di altissimo livello. Precondizione per le trattative di Istanbul è avere coscienza dell’attuale grado di sviluppo del programma nucleare iraniano. Gli Stati Uniti sembrano pronti a grandi concessioni ma hanno ben presente il rischio, sia a livello regionale, sia a livello mondiale che è rappresentato da uno stato iraniano dotato dell’arma atomica.
Per questo motivo conoscere il reale stato di avanzamento del nucleare iraniano è fondamentale, è fondamentale per essere ragionevolmente convinti della buona fede del regime degli Ayatollah. È per questo motivo che l’agenzia internazionale per l’energia atomica ha mandato per due volte in meno di trenta giorni i propri ispettori in Iran.
L’Iran per l’ennesima volta non ha risposto alle richieste della comunità internazionale e gli alti rappresentanti della IAEA, tornano a Vienna senza alcun risultato apparente. Di fatto però un risultato è stato raggiunto da questa tornata di colloqui a Tehran. Il risultato è che l’Iran, citando il ministro degli esteri di Sua Maestà britannica, sta sicuramente perseguendo un programma atomico mirato ad ottenere testate nucleari utilizzabili con i propri missili balistici.
I dubbi del mondo sono stati fugati, non dalle parole dei politici iraniani o dalla propaganda di Israele e degli Stati Uniti. I dubbi sono stati fugati dai comportamenti dai fatti e dalle azioni dell’Iran, dell’Iran nel suo complesso come regime, sia che si parli del Presidente Ahmadinejad o del Grande Ayatollah Alì Khamenei. Il regime iraniano ora parla con una sola voce e questo lascia pensare che una decisione sia stata presa, e che non sia il dialogo. I fatti in questione sono questi :
- Rifiuto delle ispezioni IAEA
- Embargo petrolifero
- Minaccia di azioni militari preventive
- Supporto alla repressione del regime siriano
- Lanci in successione di satelliti con missili che sono di fatto ICBM
Tutti questi fatti trasmettono indicazioni estremamente chiare alla comunità internazionale. L’Iran ha scelto il confronto, forse sperando ancora che l’America consenta a Tehran quello che ha consentito a Pyongyang e quindi di dotarsi dell’arma atomica. Ma l’America non è l’unico attore della regione anche se rimane dal punto di vista militare il più importante. Nel Golfo, Arabia Saudita e Israele possono sopperire all’incertezza dell’America e organizzare un’azione non certo definitiva ma che sicuramente manderà indietro lo sviluppo dell’arma atomica di alcuni anni, in modo particolare se nello strike saranno uccisi gli scienziati che lo dirigono.
Dobbiamo annotare la presa di posizione ufficiale del grande Ayatollah Alì Khamenei che afferma che l’Iran non cerca di sviluppare l’arma atomica e che il possesso di tali armi è un grave peccato. Riteniamo le affermazioni di un uomo di fede, che parla di peccati, degne di credito, tuttavia le parole della Guida Suprema si scontrano con i fatti e sono fatti oggettivi.
La nostra conclusione è che l’Iran stia per dotarsi di un’arma nucleare e che l’unica prospettiva concreta per impedirlo sia un cambio di regime a Tehran.
Se ciò non fosse realizzabile un bombardamento dei siti nucleari rimarrebbe, con tutti i rischi connessi, l’unica opzione possibile per Israele l’occidente e le monarchie sunnite del Golfo.