L’incidente nucleare di Serebryanka e le nuove armi nucleari della Russia
La dottrina strategica di difesa della Russia di Vladimir Putin è cambiata dopo i fatti dell’Ucraina e oggi vive una nuova stagione dove sono protagoniste armi dal potere distruttivo devastante e in grado di determinare cataclismi degni dell’apocalisse. Parliamo di un gigantesco drone sottomarino, a propulsione nucleare, capace di portare una testata nucleare di 50 megatoni in prossimità delle basi navali o delle città americane e parliamo di un missile da crociera supersonico, sempre a propulsione nucleare, in grado di raggiungere ogni parte del globo volando a velocità comprese tra 6 e 9 volte quella del suono e lasciando alle sue spalle una scia radioattiva letale.
Molti incidenti che hanno preteso la vita di numerosi uomini di Mosca hanno riguardato proprio questi sistemi d’arma. Ricordiamo l’incendio a bordo del sottomarino nucleare Losharik e pochi giorni fa l’esplosione al largo della base di Serebryanka che ha reclamato la vita di cinque tecnici specializzati dell’agenzia atomica russa e il ferimento di altri tre operatori, ma non ha comportato nessuna emergenza regionale o continentale per una serie di motivi. Il primo è l’esigua quantità di materiale fissile presente nel missile (che è stimata in circa 50 Kg), secondariamente poiché il reattore non aveva raggiunto la criticità (in quanto il processo viene attivato dopo il decollo). Molti hanno parlato di una nuova Chernobyl, ma il paragone è del tutto fuori luogo, anche solo per le quantità di materiale fissile sei due incidenti (50 kg e circa un metro di diametro per 60 mc di lunghezza a Serebryanka, e migliaia di chili tra grafite e uranio per una altezza di 7 metri e un dimetro di 12 metri a Chernobyl). Anche la durata dell’incendio è non paragonabile tra Serebryanka e Chernobyl. A Serebryanka l’incendio ha crucciato per alcune decine di minuti, a Chernobyl per settimane, disperdendo in atmosfera quantità enormi di isotopi.
I comunicati ufficiali russi hanno parlato dell’esplosione di un missile “a combustibile liquido” e di un lieve aumento della radioattività di fondo nelle aree limitrofe alla base. Ma cosa è successo a Serebryanka? Che correlazione può esserci tra i missili a combustible liquido e la radioattività? Molti hanno pensato che a Serebryanka si stia testando il nuovo cruise a propulsione nucleare, ma secondo noi non è così e vi spieghiamo perché, e perché siamo convinti che la Russia stia sviluppando una terza arma nucleare in grado di sconvolgere gli equilibri mondiali.
Iniziamo dal cruise nucleare russo. Il sistema ha già volato almeno tre volte e in una occasione con il reattore nucleare che ha raggiunto la criticità (la fase operativa) anche se solo per pochi minuti. Il missile in questione però non ha nessuna parte che comporta l’utilizzo di “combustibile liquido”, il suo booster è basato su combustibile solido e una volta raggiunta la velocità ipersonica è il reattore stesso che lo mantiene in volo. Il principio di funzionamento è semplice, nessuna parte mobile, nessuna ventola, nessun compressore, è la stessa velocità dell’aria che fornisce al motore l’aria compressa di cui ha bisogno e la reazione nucleare che avviene nel propulsore fornisce l’impulso di spinta necessario alla prosecuzione del volo ipersonico.
Il reattore in questione potrebbe essere costituito da elementi di plutonio e cerio, forse stabilizzato mediante la salificazione con il rutenio. Il missile in questione ha assunto la designazione NATO di SSC-X-9 Skyfall, la sua autonomia è teoricamente illimitata, ma in pratica possiamo considerare il vettore in grado di compiere il giro del mondo per diverse volte prima di accusare problemi, determinati in gran parte dalla qualità di radiazioni che incidono sui sistemi di controllo e guida. In questo sistema, booster solido-reattore allo stato solido, è molto improbabile che si verifichi una esplosione e un successivo incendio.
Ma allora perché la Russia ha parlato di un incidente di “una sorgente di isotopi correlata ad un missile a combustibile liquido”? Le ipotesi al vaglio sono al momento tre. La prima è che Mosca abbia voluto depistare l’opinione pubblica internazionale per non far parlare del suo missile da crociera a propulsione nucleare. La seconda è che gli scienziati russi stiano valutando la possibilità di impiegare un booster basato su combustibile liquido, che a parità di volume del sistema può garantire una autonomia molto maggiore rispetto ai sistemi basati su combustibili solidi. Questa soluzione può trovare applicazione nel caso in cui Mosca decidesse di creare basi di lancio a terra di questi missili a propulsione nucleare in una parte interna del suo territorio e si volesse evitare di attivare il propulsore nucleare su aree potenzialmente abitate, visto il fallout che questo tipo di propulsore determina.
La terza ipotesi è che gli scienziati della Rosatom abbiano lavorato ad un motore nucleare in fase liquida. Esiste infatti la possibilità di alimentare un propulsore nucleare a fissione con materiale fissile in fase liquida.
Questo tipo di propulsore non consentirebbe la medesima autonomia del missile già testato dai russi due anni fa ma avrebbe il vantaggio di sviluppare una spinta del 35% superiore. Questa caratteristica potrebbe aprire la strada allo sviluppo di un sistema a raggio intermedio (500-2000 km) con velocità ipersoniche prossime a 8-9 volte la velocità del suono. L’unico impiego di sistema di questo tipo è quello di essere un’arma da primo attacco e sarebbe la scelta ideale per colpire le unità della difesa antimissile in Europa. Dai territori russi di Kaliningrad, ad esempio il vettore potrebbe colpire i sistemi antimissile polacchi e i relativi radar eventualmente dispiegati in poco meno di 3 minuti, un tempo che rende vana qualsiasi possibilità di difesa o di reazione.
Nessuno di noi conosce oggi cosa stiano sviluppando le forze armate russe, ma è certo che la dottrina russa riguardo la produzione, il dispiegamento, e di conseguenza l’uso, delle armi atomiche è radicalmente mutato. La dottrina di deterrenza “non provocativa” che ha caratterizzato la prima guerra fredda non si può più applicare alla fase attuale del confronto tra le potenze nucleari russe ed americane. Armi che sono state pensate e testate ma mai prodotte, o sviluppate, negli anni 60 e 70 perché appunto in grado di scatenare una corsa verso la distruzione totale vengono oggi prodotte in serie dalla Russia che vede in questi sistemi l’unico mezzo oggi a sua disposizione per evitare di essere schiacciata dalla superiorità militare americana. E’ probabile che nei prossimi lustri la capacità di deterrenza, e la stessa capacità russa di influenzare la politica mondiale, si baserà anche sul possesso ed il dispiegamento di questi elementi, fattori chiave di una nuova triade nucleare, non più basata su armi atomiche portate dai bombardieri, missili atomici intercontinentali basati a terra (ICBM) e missili nucleari alloggiati sui sottomarini (SLBM). La nuova triade nucleare russa sarà probabilmente suddivisa in armi nucleari classiche (ICBM-Bombardieri-SLBM), armi nucleari ipersoniche (glider da altissima quota lanciati da missili balistici, missili a propulsione nucleare a fase liquida di tipo tattico) e armi di rappresaglia (il missile cruise a propulsione nucleare solida 9M730 Burevestnik-SSC-X-9 Skyfall oppure il drone sottomarino a propulsione nucleare Poseidon/Status-6). Affronteremo le caratteristiche della nuova triade nucleare russa in un articolo dedicato.