Immigrazione positiva per l’Italia? Individuale, Legale, Selezionata
Più volte abbiamo scritto di immigrazione, più volte abbiamo raccontato di come oggi l’immigrazione, specialmente l’immigrazione in Italia, sia un’immigrazione incontrollata e di come le politiche migratorie incontrollate siano l’unico elemento che contraddistingue la nostra politica estera. Molte volte abbiamo criticato questo modello ma non avevamo mai scritto di come vorremmo fosse impostato un modello di accesso al nostro territorio nazionale, oggi lo sintetizziamo.
Non è piu tollerabile che l’immigrazione incontrollata gravi sulle spalle del contribuente italiano, ed è altresì inconcepibile che gli immigrati possano beneficiare, in massa e senza condizioni il welfare italiano.
La nostra proposta per una immigrazione positiva si riassume in tra aggettivi: Legale, Individuale, Selezionata.
L’immigrazione può essere una risorsa per un paese, può essere un risorsa se i nostri decisori avranno intenzione di chiudere le porte a chi pretende di entrare in Italia, ed aprire un canale, sicuro ed organizzato, a chi chiede di entrare in Italia.
Il primo passo di questo processo è individualizzare il percorso di immigrazione. Chi desidera entrare nel nostro paese deve farne formale richiesta per via telematica, o personalmente nelle nostre sedi diplomatiche, motivando perché desidera entrare nel nostro paese, che qualifiche possiede, che lingue parla, se ha già contatti residenti in Italia.
Questa individualizzazione ci permetterà di passare dai “barconi” agli aerei di linea, dall’emergenza costante, che arricchisce anche molte organizzazioni (anche criminali) italiane, ad una condizione di normalità che non ruberà i soldi e la vita di chi vuole arrivare in Italia ed in Europa.
L’immigrazione, grazie all’individualità diventa così automaticamente anche legale, perché il singolo (o la singola famiglia) è tracciabile, è veramente identificabile e non solo schedata come oggi accade per chi arriva via mare, che infatti non viene “identificato”, bensì viene “schedato” non avendo le nostre forze di polizia i mezzi per capire se le generalità e le date di nascita dichiarate dall’immigrato corrispondono a verità; in questa maniera i flussi in ingresso diventano così programmabili, ed è imperativo fornire per ogni anno quote di immigrazione dai vari paesi del mondo.
Il secondo punto legato all’individualità, e quindi alla legalità, è rappresentato dalla selezione degli immigrati che giungono in Italia. Una selezione che non immaginiamo per nulla legata al sesso, all’età, al colore della pelle, o a chissà quale meccanismo connesso al luogo di nascita degli individui, ma una selezione che immaginiamo fatta in base alle competenze di ogni persona, e famiglia, che desidera immigrare in Italia, e all’accettazione integrale e formale delle nostre leggi e della nostra costituzione al momento del rilascio del permesso di soggiorno e lavoro in Italia.
Questa “promessa solenne” possiede, nella nostra visione, due grandi vantaggi.
Il primo di natura simbolica ed impegna, sulla parola, le persone che desiderano vivere e lavorare in Italia ad “integrarsi” nella nostra società. Il secondo vantaggio è che nel caso in cui le persone giunte in Italia tradissero questa promessa solenne, scatterebbe automaticamente il rimpatrio verso il paese di origine dell’individuo che ha tradito la sua stessa parola di rispettare le nostre leggi e la nostra costituzione.
Individualità, Legalità, Selezione questo sono i tre pilastri di una immigrazione che si trasforma da costo a beneficio, da rischio ad opportunità, da caos a ordine.
Addendum
In questo post abbiamo parlato di immigrati in senso lato. Altro capitolo va riservato ai “richiedenti asilo”. I profughi di guerra, e i discriminati, vanno protetti e questo è fuor di dubbio; tuttavia anche per questa categoria di persone deve essere messa in campo una modalità di “screening” che impedisca agli immigrati economici di mischiarsi ai profughi che necessitano di protezione internazionale.
Anche in questo caso i tre pilastri dell’individualità, della legalità e dell’identificazione (che prende il posto della selezione) devono essere messi in campo per la gestione di profughi e rifugiati. L’esempio classico sono i programmi (seppur non ufficiali) di protezione americana, che videro il loro avvio già prima della seconda guerra mondiale, e che permisero a decine di migliaia di uomini donne e bambini di trovare riparo dalle persecuzioni che diventavano sempre più gravi nell’europa degli anni trenta, procedure che però hanno sempre obbedito ai tre criteri da noi enunciati, oggi più che mai irrinunciabili per qualunque serio programma di gestione dell’immigrazione e dei rifugiati.