In questo post vorremo spiegare in maniera esaustiva la nostra teoria della Redistribuzione degli Immigrati in Europa “secondo bandiera”.
Abbiamo vissuto anni di immigrazione senza controllo e la colpa va in primo luogo ascritta alle autorità italiane: queste hanno sempre più avvicinato le navi dei “soccorsi” alle coste libiche e non hanno mai distinto in maniera netta tra immigrati “economici”, e quindi senza diritto a permanere in Europa, e profughi aventi diritto alla protezione internazionale. Per questi ultimi il dovere dell’asilo da parte europea è un fatto indiscutibile. L’Europa ha manifestato nei confronti dell’Italia tantissima solidarietà, ma una solidarietà che è stata ed è solo di facciata, e che in alcuni casi ha complicato la vita dell’Italia.
La solidarietà europea si è palesata con il dispiegamento in Mediterraneo di navi militari e paramilitari che hanno come compito quello di raccogliere al largo della Libia (non dite nel Canale di Sicilia) gli immigrati, pochi fondi per sovvenzionare la fase emergenziale dell’immigrazione e nuclei di polizia che hanno coadiuvato le nostre forze dell’ordine nella “identificazione” (schedare sarebbe un termine migliore perché della vera identità dei soggetti non vi è certezza) di chi sbarca in Italia, facendo sì che, secondo la Convenzione di Dublino, queste persone risultino a totale carico del nostro paese. La politica, seppur risibile nei numeri della “redistribuzione”, ha fallito e solo poche migliaia di persone sono partite legalmente dall’Italia per raggiungere altre parti dell’Europa.
Questa situazione è ormai intollerabile. Per questo motivo noi da tempo proponiamo alcune soluzioni alla questione. Una di queste è la ridistribuzione secondo bandiera.
La nostra proposta è semplice: gli immigrati, in blocco, devono essere accolti dal paese nel quale è registrata l’unità navale che li ha presi a bordo. Facciamo un esempio: la Guardia Civil Spagnola prende a bordo 1200 persone? Bene, queste persone vengano accolte dalla Spagna. Una nave Tedesca prende a bordo 800 persone? Bene, questi uomini e donne siano accolti dalla Germania. Molti hanno eccepito che “non si può obbligare una nave tedesca al periplo dell’Europa per sbarcare le persone su suolo tedesco”. Vero, questa non è mai stata la nostra idea. La nostra idea è che le persone vengano sbarcate “Nel Porto Sicuro Più Vicino” e da quel porto un ponte aereo europeo li porti nella destinazione finale. Va da sé che il porto sicuro più vicino è Malta, che potrebbe ricevere aiuti economici massicci per costruire e gestire le necessarie infrastrutture. Malta, piccolo fazzoletto di terra, non avrebbe alcun obbligo di accettare immigrati, ma solo l’onere condiviso della gestione, in accordo con il Diritto del Mare.
La nostra idea è semplice, è fattibile, non mette in pericolo la vita di nessuno, trasforma la solidarietà di facciata in solidarietà reale, smaschera le nazioni che si mostrano solidali ma che in realtà lasciano all’Italia tutte le problematiche di questa ondata migratoria, ma la nostra proposta ha un problema, non è politicamente corretta per lo standard italiano. La stagione del politicamente corretto è finita, lo ha dimostrato Trump, ma lo ha anche dimostrato Macron, che ha affermato il diniego francese ad accogliere anche un solo migrante economico.
In caso di fallimento l’Italia non avrebbe altra scelta che chiedere il ritiro delle navi militari europee impegnate a raccogliere immigrati in mare e bloccare nei porti italiani, dopo lo sbarco degli immigrati, le navi delle società di diritto privato che operano davanti alle coste libiche.
La stabilità sociale dell’Italia, gli equilibri delle comunità locali e le stesse scelte politiche degli italiani saranno fortemente condizionate se l’Italia dovesse gestire entro il prossimo aprile una popolazione di immigrati, più o meno aventi diritto all’asilo, di oltre duecentocinquantamila persone senza un lavoro, senza una prospettiva….