Una delle tappe più importanti del viaggio di Trump in Asia sarà la sosta a Pechino. Come abbiamo osservato ed analizzato negli ultimi anni, ed ancora di più negli ultimi mesi, la Cina ha dimostrato la volontà di essere riconosciuta dagli Stati Uniti come una potenza globale, non solo economica ma anche militare.
Al momento gli Stati Uniti vantano ancora un vantaggio tecnologico nei confronti dei cinesi e posseggono una proiezione di potenza che invece manca ancora del tutto a Pechino. La Cina ha sempre basato la sua strategia di difesa sulla quantità: il numero dei militari in servizio attivo, il numero di aerei, di carri, di artiglieria, di armi nucleari, e non ultimo l’elevata demografia.
Ma il presidente Xi ha deciso di cambiare la strategia di Pechino. Xi, i cui concetti chiave in tema economico e di sviluppo sociale sono stati inseriti in costituzione su indicazione del 19° congresso del Partito Comunista Cinese. Questi concetti riguardano anche la postura militare che deve evolvere per essere attiva, e vincere ha detto il presidente cinese, in caso di un nuovo conflitto. Combattere e vincere non solo sul suolo nazionale, ma nello spazio, nella dimensione cyber, nelle acque contese intorno alla Cina.
Xi incontrando Trump potrebbe offrire una cooperazione di tipo economico e offrirsi di fare pressioni sulla Corea del Nord affinché Kim fermi i test nucleari, ma in cambio riteniamo possa pretendere che Trump accetti la sovranità cinese sulla Nine Dash Line, l’intangibilità del regime nord-coreano, il mantenimento dello status quo con Taiwan, la non espansione militare americana in Oceania, la limitazione dell’espansione delle capacità belliche del Giappone.
In sintesi Xi, il presidente cinese Xi, desidera che gli Usa riconoscano alla Cina una specie di area di influenza prioritaria tutt’intorno alla madrepatria cinese.
Il rifiuto di Trump riguardo queste aspettative cinesi potrebbe aver determinato l’inerzia di Pechino nei confronti della Corea del Nord, formalmente colpita da sanzioni paralizzanti da pare della Cina, ma che nei fatti non vengono applicate in modo da costringere il governo di Kim ad abbandonare la ricerca atomica.
La Cina sembra invece utilizzare la Corea del Nord come un mezzo per focalizzare l’attenzione della politica americana su Pyongyang e non sulle attività militari cinesi nel Mar Cinese Meridionale e sulle continue attività di spionaggio che quotidianamente i cinesi mettono in atto per carpire i segreti delle forze armate americane.
Questo atteggiamento però ha generato alcuni “effetti indesiderati” per Pechino, come il dispiegamento del sistema THAAD in Corea del Sud (incluso il famoso radar in Banda X che è in grado di controllare agevolmente lo spazio aereo di gran parte della costa occidentale della Cina). Un altro “effetto indesiderato” è stato il desiderio giapponese di riformare la propria costituzione e adottare il cosiddetto “pacifismo proattivo” che pone le basi per il riarmo del Giappone.
Xi otterrà da Trump alcune concessioni? Molto dipenderà dalla volontà cinese di “cedere” quote di produzione agli Stati Uniti, o se volete vederla in maniera differente, non incentivare ulteriormente l’afflusso di capitali ed industrie che potrebbero fare una concorrenza spietata al cuore di ogni nazione: l’industria ed il suo indotto.
Viste le premesse ed analizzate le linee direttive in tema economico del 19° Congresso del Partito Comunista Cinese, riteniamo che il vertice potrà essere giudicato un successo se i due leader non si scontreranno direttamente sui principali temi in discussione, rimandando ai diplomatici ed agli sherpa le speranze di un rinnovato accordo globale tra due tra i principali attori della politica internazionale.
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