È iniziato oggi il tour di Trump in Asia che toccherà cinque nazioni chiave della regione e che potrebbe essere occasione per un incontro bilaterale tra il presidente americano e il presidente russo. Trump e Putin avrebbero la possibilità di vedersi faccia a faccia sia in Vietnam che nelle Filippine dove si terranno due importanti vertici per la regione.
Ogni paese visitato da Trump si aspetta molto dal presidente americano ed il rischio maggiore per Trump è quello di generare delusione da parte di coloro i quali sperano in un nuovo corso della politica americana, dopo i fallimenti di Obama.
Il Giappone, prima tappa della visita, chiede agli Stati Uniti una cosa sola, ma forse tra le più difficili da ottenere: lealtà e appoggio completo, incluso quello militare, nel caso in cui il paese del Sol Levante fosse minacciato da uno dei suoi avversarsi regionali. Oggi la Corea del Nord, ed in un futuro non troppo lontano la Cina, potrebbero utilizzare il loro potenziale militare per costringere Tokyo a rinunciare a parte della sua sovranità, sia in ambito territoriale che economico.
Il Giappone ha pienamente coscienza di essere completamente dipendente dagli Stati Uniti per la difesa del proprio territorio e della propria sovranità. Durante la presidenza Obama Tokyo aveva rimproverato alla Casa Bianca il fatto che a parole avesse più volte chiesto che la Cina non mettesse in atto comportamenti che potessero mettere in dubbio la sovranità di Tokyo sulle isole Senkaku. Tuttavia quando poi Pechino ha perseverato nei suoi atti ostili nei confronti del Giappone, la Casa Bianca non ha modificato la sua politica di apertura nei confronti della Cina di Xi. Oggi il primo ministro Giapponese Abe Shinzo è sicuro di poter contare sull’appoggio di Trump in caso di dispute, anche violente, con Corea del Nord e Cina.
Ma la presidenza Trump non durerà in eterno, e anzi nessuno ha certezza che Trump possa serenamente concludere i suoi 4 anni alla Casa Bianca.
L’obiettivo di Abe oggi potrebbe essere quindi quello di ottenere il placet americano alla modifica della costituzione pacifista e permettere al Giappone di ricostruire un apparato militare che consenta una reale autodifesa dell’arcipelago giapponese.
Analizzando le dichiarazioni e i discorsi di Trump riteniamo altamente probabile che il presidente americano dia luce verde alla modifica costituzionale voluta da Abe, che potrebbe a sua volta impegnarsi ad acquistare ingenti quantitativi di armi dalle industrie americane, in attesa che entro i prossimi 5/10 anni l’apparato produttivo nipponico possa soddisfare le richieste dell’apparato militare giapponese.
Trump si appresta così a soddisfare ancora una volte la sua promessa dell’America First, una promessa che non significa mettere in pericolo gli alleati, ma farli sentire legati da un forte vincolo di amicizia e fedeltà agli Usa. Trump ha bisogno dei propri alleati, e ha bisogno che essi facciano riferimento agli Usa per ogni loro necessità, prima tra tutte, l’acquisto di materiale bellico, e come partner privilegiato nei commerci.
Un Giappone forte è la migliore barriera fisica all’espansionismo militare cinese verso est, mentre la cintura lungo la Nine Dash Line lo sarà verso occidente, ma di questo parleremo nel prossimo post dedicato al viaggio di Trump.