Il test missilistico della Corea del Nord, un riflesso dall’Iran

Il nuovo test missilistico che si è tenuto poche ora fa, nella sera del 21 maggio in Corea del Nord, è stato coronato da successo. Al momento non sappiamo se si sia trattato del nuovo vettore con testata manovrabile KN-17 oppure se si sia trattato del lancio di uno dei più affidabili vettori della Corea del Nord, lo Scud ER.
Ma l’importanza del test odierno a nostro avviso va ricercata altrove. Non nella gittata del missile che è stata di 500 chilometri, non nel fatto che sia ammarato in una zona del Mar del Giappone che potrebbe essere l’area di operazioni delle portaerei Usa in caso di conflitto con Pyongyang, o nel tipo del suo motore.
Il fatto importante è che questo lancio si è tenuto durante una storica riunione a Riad del presidente americano Trump, con i sovrani sunniti del Golfo. Una riunione che potrebbe aver tracciato delle linee rosse per fermare l’espansione iraniana nella regione, pianificare un intervento coordinato per chiudere, a favore dei sunniti stessi, la guerra in Yemen e forse il riconoscimento di Israele nel quadro di una soluzione di due Stati in terra santa.
Il lancio di Pyongyang va a nostro avviso letto come un avviso inviato a Trump e ai sunniti, da parte della Repubblica Islamica dell’Iran, portato a destinazione dalla Corea del Nord.
Iran e Corea del Nord sono partner reciproci nello sviluppo dei sistemi missilistici e forse anche del programma nucleare.
La riunione di Riad non interessava in alcun modo i rapporti di forza in estremo oriente e la Corea del Nord non era toccata dai discorsi di Riad.
L’asse tra Iran e Corea del Nord è sempre più evidente ed esso caratterizzerà lo scenario geopolitico dei prossimi mesi. I due teatri quindi vanno letti in maniera non indipendente e considerando che da oggi in avanti ogni azione in Corea del Nord potrebbe determinare una risposta nel Golfo e viceversa.