Poco dopo le 06,00 GMT i satelliti di pronto allarme russi hanno identificato un doppio lancio missilistico dal mediterraneo centrale, che il ministero della difesa russo non ha etichettato come “missile balistico” ma come “oggetto balistico”.
I due vettori in questione, perché si è trattato di un doppio lancio, si sono diretto verso il mediterraneo orientale e più precisamente verso le acque territoriali israeliane.
Per quanto appare i missili sono stati funzionali ad una esercitazione congiunta di israeliani e americani per testare i sistemi antimissile che per primi hanno il compito di ingaggiare e distruggere i missili balistici mentre si trovano ancora al di fuori dell’atmosfera terrestre o nella prima fase di rientro: parliamo del missile SM-3 e del sistema Arrow israeliano.
Il test però non è stato annunciato preventivamente come sì è soliti fare, forse per un altro motivo. Probabilmente gli Stati Uniti hanno voluto verificare che tipo di coordinamento esiste tra russi e siriani, quanto questo collegamento sia efficiente e quali misure immediate avessero preso i siriani nella possibilità di un attacco a Damasco.
Certo che questo test ha ulteriormente aggravato la situazione di estrema tensione che si vive in tutta l’area mediorientale e non solo.
Sarà cruciale comprendere e verificare cosa accadrà durante il vertice del G20 di San Pietroburgo e analizzare le dichiarazioni e i comportamenti, non solo di Putin e Obama ma di tutti i partecipanti alla riunione, in quanto in gioco in questi giorni non c’è solo il destino della Siria ma potenzialmente si potrebbe ridisegnare l’intero ordine mondiale, un ordine ben lontano da quello immaginato nel 2002 quando Bush e Putin sedevano uno a fianco all’altro nel vertice di Pratica di Mare, dove in molti avevamo sognato la creazione di una partnership tra Stati Uniti e Federazione Russa che avrebbe portato benessere e stabilità al mondo intero.