Per descrivere quella che potrebbe essere la “nuova normalità” per l’Europa di domani, oggi iniziamo dal Medio Oriente; partiamo da Israele, stato che da circa tre mesi vive costanti attacchi terroristici perpetrati da comuni cittadini arabi, palestinesi o con cittadinanza israeliana. Attacchi spesso non organizzati, se non nella mente inferocita dell’attentatore, atti di violenza compiuti con qualsiasi “arma”, anche impropria, a disposizione: dai coltelli da cucina alle armi da fuoco, passando per le automobili. Questi attacchi hanno superato il numero di 200 in cento giorni ma tuttavia non vi è grande risalto di questi fatti sui media internazionali. Sembra quasi sia “normale” che in Israele si possa essere accoltellati in un supermercato, investiti volutamente ad una fermata dell’autobus, colpiti da un razzo sparato alla cieca verso aeree residenziali.
In Europa è diverso, per ora è diverso. Gli attacchi terroristici suscitano molto clamore, tuttavia ci stiamo già abituando alle evacuazioni di emergenza, come ad Hannover un mese fa oppure a Monaco di Baviera il 31 dicembre appena passato. Ci stiamo abituando ad essere perquisiti all’ingresso di un museo, o per accedere ad una piazza sede di eventi religiosi, ci stiamo abituando a vedere i soldati del nostro esercito schierati nelle città con i giubbetti anti proiettile e le armi da assalto. Tuttavia nonostante queste misure eccezionali i rischio attentati non scende. Non scende perché, come in Israele, la minaccia non è esterna, ma la minaccia si trova all’interno, non solo all’interno dei nostri confini, ma all’interno del nostro tessuto sociale, dei nostri luoghi di lavoro, della nostra quotidianità. Non siamo riusciti nell’integrazione e abbiamo assistito inermi al sorgere dell’integralismo.
Integralismo e Integrazione due fenomeni che molti credono essere interdipendenti, con l’integralismo spesso frutto della non attuata integrazione. Ma nella nostra Europa ci sono centinaia di migliaia di persone, forse milioni di persone, che non vogliono essere integrate, assimilate, assorbite. In Europa ci sono milioni di persone che vogliono mantenere i loro usi e costumi le loro tradizioni e spesso le loro leggi. Ancora di più in Europa ci sono milioni di persone che ritengono le loro leggi migliori della nostre e vorrebbero che fossero applicate nel nostro continente. Tra queste milioni di persone ne esistono diverse migliaia disposte a morire per questo obiettivo, ed è per questo che il terrorismo della porta accanto diventerà la norma in Europa nel 2016 e negli anni a venire.
E’ impossibile spegnere questo desiderio di lotta armata, ormai endemico nella nostra società nel breve periodo, e con esso dovremo convivere. Questi fenomeni di violenza e di lotta armata non si sviluppano linearmente ma hanno un punto di non ritorno il punto di non ritorno è a nostro avviso già stato superato, non con la strage di Charlie Ebdo, non con le centinaia di morti del 13 novembre a Parigi. Quel punto di non ritorno è stato superato quando si è accettato che chiunque potesse diventare cittadino d’Europa non per il desiderio di vivere in una società fondata sulla libertà la democrazia e sulla tolleranza ma solo per vivere in una società più ricca e dove avere maggiori opportunità. Quel punto si è superato quando si è fatto finta di non vedere che una parte della nuova generazione di mussulmani cresceva in Europa con l’odio verso l’Europa stessa e con il rimpianto di una società dove fossero loro a dettare leggi e regole. E’ in quel momento che si è superato il punto di non ritorno della lotta armata dentro i nostri confini che ci accompagnerà per i prossimi mesi e che probabilmente diventerà del tutto “normale” per i prossimi anni prima che un nuovo equilibrio non venga trovato.
Photo Credit: Citron (CC)