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Il terrorismo di matrice Islamista, fase storica o problematica senza fine?

Geopolitica

Il terrorismo di matrice islamista continua ad insanguinare le strade e le piazze europee, ed è difficile oggi avere certezze su come evolverà questa situazione nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Stiamo vivendo la fase più acuta di questa minaccia? La spinta a generare terrore e morte si esaurirà con la sconfitta sul campo della Siria dello Stato Islamico? Una volta presa coscienza del fallimento della creazione di un Califfato, dotato di una vera natura geografica, i giovani non saranno più affascinati dall’ideale del martirio religioso?
Rispondere a queste domande non è per nulla semplice, ma è di cruciale importanza per determinare la direzione delle scelte politiche nazionali dei prossimi mesi, e dei prossimi anni.
Osservando le iniziative politiche dei paesi dell’Europa Occidentale sembra che i governi e i parlamenti di Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda, Germania ed Italia ritengano questa fase terroristica transitoria. Vengono prese misure di contenimento focalizzate al breve periodo. Nell’ambito di queste misure osserviamo la maggiore presenza di forze di sicurezza e militari nei grandi centri urbani, in prossimità degli obiettivi sensibili, il posizionamento di ostacoli in cemento armato all’ingresso delle principali aree pedonali, il rafforzamento dei controlli nei sagrati dei principali luoghi di culto cristiani. Allo stesso tempo report affidabili parlano di un grande impiego di uomini e mezzi degli apparati di intelligence nel sorvegliare in maniera costante i foreign fighters che sono rientrati in Europa e le migliaia di fiancheggiatori o di loro possibili futuri complici.
Osservando queste decisioni strategiche, prendendo atto del fatto che i parlamenti hanno preferito non legiferare al fine di revocare la cittadinanza a questi combattenti di ritorno, avendo presente che non esiste uno sforzo per espellere in maniera coatta gli irregolari residenti in Europa, avendo chiaro il fatto che pochi sforzi vengono messi in atto per chiudere i luoghi di culto islamici non ufficiali (e parimenti notando che non esiste la volontà di permettere la costrizione di moschee “istituzionalizzate”), l’impressione che ricaviamo è che i nostri decisori abbiamo analizzato la situazione in essere ed abbiano determinato il fatto che il terrorismo è oggi al suo apice e presto, seguendo il destino del Califfato, andrà ad esaurirsi.
Ma se così non fosse? E se chi ha responsabilità di governo avesse solo scelto di non prendere alcuna decisione? È una possibilità da considerare. Per i politici del nostro tempo (non tutti, ma la gran parte di essi), è più semplice mettere in atto strategie di breve periodo, quasi mai risolutive, rimandare la vera soluzione dei problemi a chi verrà molti anni dopo di loro, mentre essi focalizzano le loro energie al fine di ottenere un nuovo mandato di governo, senza creare troppi sconquassi. Un esempio di questo comportamento è la “gestione” dell’immigrazione. Fino a pochi mesi fa abbiamo sentito ripetere un mantra: l’immigrazione è un fenomeno globale, non si può fermare con nessun mezzo e le ONG davanti alla Libia non rappresentano un fattore attrattivo.
Poi un ministro italiano, Marco Minniti, si è preso carico della vicenda. Ha lottato all’interno del governo e del suo stesso partito, ha assunto silenziosamente il ruolo di ministro degli esteri, ha stretto accordi, ha organizzato l’uso di vari sistemi di pressione ed azione, e l’immigrazione inarrestabile si è fermata.
Se in tema di terrorismo stiamo seguendo lo stesso copione vivendo alla giornata, è evidente che ci troviamo in un enorme problema.
Va considerato il fatto che non è stata la nascita dell’Isis che ha determinato la comparsa del terrorismo di matrice islamista, ma è l’ideologia che è alla base del terrorismo islamista che ha determinato la nascita dello Stato Islamico. Sostenere quindi che con la sconfitta materiale dello Stato Islamico in Siria, Iraq e Libia, si determinerà la fine della fase acuta degli attacchi terrroristici in Europa è a nostro avviso una tesi errata.
La presenza del terrorismo islamista è correlata alla presenza di fanatici integralisti religiosi, persone che non per forza devono aver passato tutta la loro vita immersi nella religione, ma uomini e donne che per molteplici fattori, hanno trovato nell’estremismo religioso la loro ragione di vita, la loro realizzazione personale e che troveranno nella morte per il loro Dio gloria sulla terra e il paradiso nell’aldilà.
Quando l’uomo è motivato da ideali non discutibili, quando è convinto che dopo la morte troverà tutto ciò che non ha su questa terra, quando i testi sacri vengono letti ed interpretati letteralmente e senza esegesi, nulla (se non la morte) può fermare questi uomini e queste donne.
Integrazione, stato sociale, cittadinanza, democrazia, inclusione, abitazione, lavoro, famiglia non possono nulla contro una missione divina. Prima o poi sorgerà una nuova Al Qaeda, un nuovo Califfato, ed altri mujahideen prenderanno le armi per una nuova Guerra Santa: il problema sarà che il nuovo leader, il nuovo gruppo armato, il nuovo nucleo teocratico mussulmano potrebbe sorgere in Europa e non in uno stato fallito del Medio Oriente, ed allora le scelte e gli errori della politica odierna saranno irrimediabili.