Il sistema elettrico nazionale – La trasmissione e distribuzione di energia elettrica
Termina oggi il nostro piccolo dossier sulla rete elettrica nazionale con questo post sempre gentilmente concesso dal sito climateminitor.it
La rete elettrica nazionale è quel complesso di linee, cavi ed apparecchiature che connettono in maniera sicura ed affidabile le utenze alle centrali di produzione; si suddivide in rete di trasmissione (in alta tensione: da 50 a 380 kV) e rete di distribuzione (in media e bassa tensione: da 0,4 a 50 kV).
Agli albori dell’elettrificazione l’energia elettrica veniva trasmessa presso i centri di consumo da linee elettriche dedicate. Le centrali erano di fatto collegate direttamente (ed unicamente) alle città ed alle fabbriche che necessitavano dell’energia per le loro attività. Nel corso dei decenni, con il proliferare degli impianti di produzione e soprattutto con la diffusione sempre più capillare della domanda elettrica, questo tipo di modello (detto “radiale”) non poteva più funzionare. Si venne così gradualmente a costituire una rete elettrica di tipo “magliato”, ovvero fatta da un fitto e complesso reticolo di linee. In una rete di tipo “magliato” non è possibile stabilire, salvo eccezioni, quale centrale alimenti una determinata utenza: è invece il complesso dei poli di produzione ad alimentare, attraverso la rete, la totalità delle utenze.
La caratteristica principale della rete elettrica “magliata” è la costanza di alcuni parametri elettrici, in particolare la frequenza e la tensione. Queste due grandezze, specie la frequenza, devono essere mantenute costanti altrimenti si rischiano disalimentazioni più o meno estese (black-out). La rete elettrica nazionale, inoltre, è interconnessa alla rete europea; questo da un lato ci consente di importare (a costi vantaggiosi) una parte del fabbisogno di energia elettrica, dall’altro ci consente di beneficiare di una rete molto vasta, che significa maggior sicurezza di alimentazione. L’interconnessione europea, pur costituendo un grande beneficio in termini di sicurezza, non sempre riesce ad evitare gravi disservizi. Ad esempio, il 28 settembre del 2003 fu proprio un guasto sulle linee di interconnessione con la Svizzera a causare, insieme ad altre concomitanze, un progressivo collasso della frequenza di rete che portò in pochissimo tempo al black-out dell’intera rete nazionale; solo la Sardegna e l’Isola di Capri, che in quel momento erano isolate dalla rete europea, si salvarono. Il black-out del 2003 fu un evento molto importante che ebbe ripercussioni anche sul mercato dell’energia elettrica degli anni successivi.
Tornando alla rete elettrica, come abbiamo visto, per evitare fenomeni di black-out è indispensabile mantenere i parametri di rete ai livelli prestabiliti, specie la frequenza. Per mantenere il valore della frequenza costante (50 Hz), in ogni istante l’ammontare dell’energia elettrica prelevata dai consumatori deve essere uguale a quello dell’energia elettrica generata dai produttori. Si comprende quindi quanto sia impossibile immaginare un sistema elettrico “interconnesso”, come quello attuale, privo di una consistente quantità di centrali in grado di programmare e modulare la loro produzione di energia.
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La liberalizzazione del settore elettrico avviata dal decreto 79/99 ha riguardato le attività di produzione e vendita di energia elettrica mentre la trasmissione e la distribuzione sono rimaste attività di competenza statale. La trasmissione è stata affidata in concessione a Terna, che è anche proprietaria della rete. Il ruolo di Terna è fondamentale per il sistema elettrico, non solo per la gestione e lo sviluppo della rete elettrica di trasmissione, ma anche per il suo esercizio. Come detto, infatti, in ogni istante l’energia prelevata dalla rete deve essere identica a quella immessa nella rete stessa, nel rispetto dei limiti di transito di energia sulle singole linee; tale attività, fondamentale per la sicurezza del sistema elettrico, viene definita Dispacciamento e si attua attraverso dispositivi speciali, ma anche, anzi soprattutto, tramite alcune centrali di produzione in grado di prestare alla rete determinati servizi (erogazione o assorbimento della potenza reattiva, regolazione della frequenza, regolazione della tensione, rampe di carico, load rejection, etc.).
La distribuzione è affidata invece alle cosiddette società di distribuzione, anch’esse operanti in regime concessorio (con esclusiva comunale). Non bisogna confondere le società di vendita con le società distributrici. Le prime ci forniscono l’energia elettrica attraverso liberi contratti (oppure tramite il servizio di maggior tutela), le seconde sono responsabili delle reti di distribuzione, effettuano l’allaccio alle stesse dei clienti che ne fanno richiesta, sono responsabili delle misure ai fini delle fatturazioni e vengono remunerate da apposite componenti in bolletta fissate dall’Autorità per l’energia.
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12 dicembre 2014. Diverse persone non li seguono più questi messaggi perché si stancano. Altri rimangono costanti e aspettano. I nuovi sostituiscono quelli stanchi, che a volte tornano più decisi e sicuri. Queste tre fasi le sto vivendo e spero di non fermarmi. Chi non crede insieme a chi crede, ho bisogno di vostre preghiere. In un gruppo di lavoro, il terzo comincia a fidarsi, togliendo dei suoi dubbi. Delle persone continuano a pensare che qualcuno me li confida. C’è chi dice ad altri che io copio delle cose che vedo, leggo da altre fonti e poi le ripeto, oppure che dico delle cose per sentito dire. Nessuna di queste. Mi sono accorto che tante volte le ho pensate, prima di vederle. Una persona che leggendo questi messaggi all’inizio aveva delle buone sensazioni, ora è più critico. Comunque sento che ci crede ancora. Un’altra persona, abitante vicino la mia città, pensava spesso che non uso la parola quindi. Quindi. Una parte di voi dice di me che oltre ad avere lo stress dell’attesa di chi mi contatta, ne posso avere anche altri della vita. Non sono un sensitivo. Una signora che sa pulire e cucinare bene, lo leggerà tra la cucina e la sua stanza. Un anziano signore mi dice che non partiamo o torneremo, però vuole esserci. Le alte autorità delle religioni, non sono contro questa missione. Sì, il Grande vuole andare avanti.