Questo è un post di analisi e previsione che cerca di comunicare la visione di GeopoliticalCenter sulle future mosse del Califfato Islamico in Siria ed in Irak, buona lettura.
La fisionomia del Medio Oriente sta cambiando radicalmente. La disintegrazione del regime siriano e il settarismo, che oggi è l’unico elemento comune nell’Irak del dopo Saddam, sta portando a riscrivere i confini delle nazioni e ci consegna una nuova geografia politica della regione. Guardando oggi una carta che può rappresentare la situazione delle forze in campo emerge chiarmente che lo Stato Islamico, il Califfato sognato da Al Baghdadi, oggi è realtà. Non possiamo ancora affermare che questo pseudostato avrà la forza di creare una infrastruttura organizzativa stabile ed in grado di finanziarsi, dopo aver depredato le risorse dei luoghi che ha occupato, ma è un fatto innegabile che oggi un nuovo soggetto “nazionale” vive tra Siria ed Irak.
Un altro fatto innegabile è che nel nord della Siria e dell’Irak è nato un soggetto politico simile al califfato, simile nella precaria struttura, che rappresenta l’embrione di uno stato curdo che possa per la prima volta unificare sotto la stessa bandiera e sotto la medesima amministrazione politica i curdi di Siria e Irak, mentre lascia ancora nel limbo le popolazioni curde che vivono in Turchia e in Iran.
Lo Stato Islamico avanza sia in Siria, sia in Irak, e la campagna aerea degli alleati, guidati dall’America, risulta essere come minimo non sufficiente, e vista in una ottica più ampia controproducente. Controproducente perché le milizie del Califfato acquisiscono, giorno dopo giorno, la convinzione (probabilmente corretta) che in primo luogo gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di combattere IS direttamente, in secondo luogo (e stavolta in un delirio di di onnipotenza) i miliziani pensano di aver sconfitto l’America e di non avere più limiti nella loro avanzata. Ma dove avverrà questa avanzata?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo analizzare:
1) Potenza militare dello stato islamico e sua dislocazione
2) Benefici nell’avanzata e obiettivi strategici del Califfato
3) Etnie delle regioni dove avverrà l’avanzata
4) Risorse delle regioni obiettivo degli islamisti
1) Lo stato islamico possiede la sua maggiore potenza militare, intesa come mezzi, armi anticarro e antiaeree spalleggiabili, mortai ed artiglieria, all’interno dell’Irak, sebbene la “capitale” dello stato islamico sia in Siria e se la maggior parte di territorio nella mani del Califfato è ex territorio Siriano. I raid contro il califfato, peraltro, si svolgono principalmente in Irak e non all’interno della Siria, proprio per non favorire in maniera indiretta Al Assad e i suoi alleati. Tuttavia a causa della crisi e successiva guerra in Yemen gli interventi delle forze aeree arabe sono diminuiti notevolmente, in quanto la coalizione araba risulta più impegnata a confrontarsi in Yemen e solo gli americani attuano azioni di guerra sull’Ira, azioni che si limitano a 10/15 sortite al giorno. Irak che risulta, a differenza della Siria, una importante fonte di armi per il Califfato. Anche nella recente avanzata su Ramadi lo stato islamico dovrebbe avere acquisito una notevole quantità di armi, non solo di base, ma anche armi anticarro relativamente avanzate e forse sistemi antiaerei spalleggiabili.
2) La strategia del Califfato non è stata sempre lineare, tuttavia negli ultimi mesi è emersa, secondo il nostro punto di vista, la volontà di voler mantenere attività militare “classica” solo in situazioni geografiche dove sia possibile, sempre e comunque, attuare ripiegamenti ordinati in caso di sconfitta e privilegiare azioni che determinino un rapido swich da battaglia su terreno aperto ad una battaglia da svolgere in ambiente urbano, anche su città di grandi dimensioni. L’area di Damasco quindi risulta essere poco appetibile, se il Califfato manterrà il medesimo schema strategico, in quanto l’area di Damasco è teoricamente isolabile a nord est da una azione combinata delle truppe alawite e dell’alleato libanese di Al Assad, rappresentato dell’Hezbollah libanese.
I benefici che IS ricerca nell’avanzata sono: la presenza di basi militari e depositi di armi, la presenza di risorse naturali, la presenza di depositi finanziari (possibilmente in valuta pregiata o in metalli preziosi), la presenza di acqua, la presenza di “edifici simbolici”
3) Lo Stato Islamico ricerca aree per la propria avanzata, dove vi sia una importante presenza di popolazioni sunnite, che possano essere la base di arruolamento per i nuovi battaglioni delle milizie del Califfato e che possano anche essere rapidamente impiegati per la operazioni di “vendetta” nei confronti degli sciiti che dalla caduta di Saddam Hussein in Irak, e dall’instaurarsi del regime Alawita in Siria, hanno avuto un ruolo egemonico sia, seppur in maniera blanda, in Siria, ma soprattutto in Irak dove gli sciiti hanno attuato un settarismo spinto, hanno attuato epurazioni e vendette verso le parti delle etnie sunnite collegate al regime di Saddam, e ora occupano la quasi totalità delle posizioni chiave del potere, nel governo, nelle amministrazioni locali, nell’esercito e nelle compagnie statali dell’economia reale e della finanza.
In questo caso la popolazione sunnita di Damasco è in parte fuggita verso la Giordania nella prima fase del conflitto e la popolazione maschile ora a Damasco non è nostro avviso il miglior candidato per entrare a far parte delle file del Califfato. Altro discorso vale per Baghdad dove la popolazione sunnita, seppur in inferiorità numerica, non è fuggita e non fuggirà dalla città. A Baghdad molti dei maschi adulti sunniti vivono spesso in condizione di subordinazione nei confronti degli sciiti e sono ottimi candidati per entrare a far parte dell’esercito del Califfo.
4) Le risorse delle regioni delle capitali di Siria ed Irak, potenzialmente obiettivo del Califfato, dispongono oggi di risorse ben differenti. Damasco è luogo di guerra da quattro anni. Le riserve valutarie, in valuta pregiata, della banche centrale sono inesistenti, le riserve auree esaurite, i depositi di armi privi di armi avanzate, la città non dispone di fonti idriche abbondanti se la manutenzioni delle sorgenti e degli acquedotti non possono essere garantite. Al contrario a Baghdad sono presenti notevoli riserve di valuta pregiata, non solo nella banca centrale ma anche nelle mani della popolazione generale, stesso discorso è valido per le riserve auree e per la presenza di armi, anche avanzate (a questo proposito ricordiamo che gli Usa stanno per inviare 2000 missili anticarro avanzati, i quali rappresento sì una minaccia per il Califfato, ma che sono anche un ghiotto obiettivo per i combattenti di IS che molte volte in passato hanno catturato le armi inviate all’esercito iracheno). Baghdad dispone inoltre di ampie e sovrabbondanti fonti idriche ed edifici simbolici, quale la moschea maggiore di Baghdad e il compund presidenziale di Saddam Hussein. Inoltre una offensiva verso Baghdad, seppur rischiosa, in caso di successo porterebbe alla fuga di tutta una serie di rappresentanze diplomatiche occidentali, ora non più presenti a Damasco, fatto molto importate a livello di “marketing” dello Stato Islamico. La fuga degli occidentali potrebbe innescare una specie di “reazione e catena” nelle popolazioni arabe sunnite che potrebbero riconoscere definitivamente nel Califfato il loro naturale stato di appartenenza.
In base a queste considerazioni riteniamo più probabile un attacco dello Stato Islamico verso la parte occidentale della città di Baghdad rispetto ad una medesima manovra contro la città di Damasco.
Sebbene la conquista di Damasco sia sulla carta molto più “semplice” della battaglia per Baghdad essa potrebbe essere l’ultima vittoria del Califfato in Siria e forse anche in Irak, in quanto Damasco è un luogo “isolabile” e la sua presa da parte del Califfato porterebbe a IS molti costi (gestione della popolazione e delle infrastrutture) senza dare nessun vantaggio (armi, soldati, oro, risorse naturali). La battaglia per Baghdad è ugualmente un grosso rischio per il Califfato e certamente le milizie sciite farebbero tutto ciò che è in loro possesso per ostacolare l’avanzata del califfato. Va inoltre considerato che da Ramadi a Baghdad le truppe del Califfato sarebbero potenziale oggetto di raid aerei iracheni, americani e anche iraniani.
Tuttavia una vittoria del Califfato, anche solo in alcuni quartieri di Baghdad, potrebbe determinare il crollo della struttura militare dell’Irak sciita per la fuga delle famiglie dei vertici dello stato e dell’esercito, seguite dal crollo della fiducia in tutta la gerarchia delle forze armate e del governo dell’Irak sciita.
Riteniamo quindi che lo Stato Islamico cercherà, invece di conquistare facilmente Damasco, di spingere la sua offensiva verso Baghdad, avendo come primo luogo simbolo della propria avanzata la cittadina di Abu Ghraib e subito dopo l’aeroporto internazionale di Baghdad, per poi puntare senza alcuna sosta ai quartieri periferici occidentali della città.