Le borse in giro per il pianeta sono letteralmente crollate, senza tema di smentita possiamo individuare due distinte cause: a) i dati della produzione manifatturiera cinese sono davvero poco entusiasmanti. L’indice PMI infatti non solo ha deluso le aspettative degli operatori ma è pure tornato sotto la soglia tecnica dei 50 punti, indicando uno stato di recessione b) la Federal Reserve ha fatto intendere che potrebbe interrompere prima del previsto il proprio programma di bond-buying.
Il combinato delle due notizie ha causato un tracollo davvero rovinoso, soprattutto visto l’andamento tutto sommato rialzista delle ultime settimane. Secondo la maggior parte degli operatori tutte quelle operazioni volte a inondare di liquidità i mercati hanno avuto il loro effetto: da un lato infatti le borse hanno cominciato a volare, dall’altro lato, secondo alcuni, la crisi europea non morde più come prima. Certamente chiudere adesso i canali di approvvigionamento a basso costo della liquidità (stampa di nuova moneta, bassi tassi di interesse, buy back di bonds ecc.) significherebbe dare un colpo quasi letale all’economia (per lo meno a quella finanziaria e monetaria). D’altro canto vorremmo ricordare, noi di GPC, che al momento a beneficiare di queste facilitazioni è sempre e solo la finanza e i mercati finanziari. L’economia reale, soprattutto in Europa (ma gli USA non sono poi così allegri, per non parlare della Cina e del Giappone), è ancora nel pieno di una crisi dalla quale non si vede uscita. Inflazione ai minimi, disoccupazione ai massimi storici, mercati interni completamente ingessati: insomma ce n’è a sufficienza per stare preoccupati. E tuttavia proprio i mercati finanziari hanno potuto godere di uno “stato di grazia” garantito e facilitato dalle banche centrali. Come andiamo dicendo da mesi, è imperativo che tutto questo si trasmetta all’economia reale e dal momento che non siamo catastrofisti, non staremo di certo qui a raccontarvi cosa potrebbe accadere se la situazione sociale non dovesse migliorare.
Per la cronaca, il Nikkei è precipitato del 7%, il FTSE MIB ha perso ben il 3%, mentre il DAX e i CAC circa il 2%.