Il 2 Giugno chiediamo giustizia per i Marò
Oggi è il 2 Giugno, festa della Repubblica, la nostra Repubblica che per ideali ha la Libertà, il Lavoro e la Giustizia, ecco noi oggi per i nostri Marò, ostaggi di un paese straniero chiediamo Libertà, Lavoro e Giustizia.
Oggi, di questi due uomini che hanno sacrificato la loro integrità fisica, la loro vita di relazioni, la loro giovinezza per la Patria che da mesi si è dimenticata di loro, nessuno parla più della loro condizione, nessuno chiede che non siano lasciati a marcire nell’incertezza del loro futuro e privati della possibilità di vivere in maniera piena ogni minuto della loro esistenza.
Era il 15 febbraio del 2012 quando questo incubo è iniziato al largo delle coste indiane, oltre le acque territoriali di questo gigante asiatico, un gigante per crescita industriale, un gigante per popolazione, un gigante come potenza militare dotata dell’arma atomica, ma un nano sotto il punto di vista del diritto internazionale, un bambino viziato che non riconosce le leggi internazionali in forza della sua sempre maggiore influenza economica, uno stato arrogante che disprezza chiunque non sia indiano e probabilmente chiunque non sia di una casta degna di rispetto, si perché in quel luogo la società è spesso ordinata per diritto di nascita in caste, che sebbene abolite formalmente, resistono nella vita quotidiana.
Anche i nostri Marò in India appartengono ad una casta, alla casta degli infetti, degli intoccabili, degli uomini senza diritti. E con loro tutto il popolo italiano è stato inserito dal Governo indiano nella casta degli ultimi, dei derelitti, degli uomini senza nome, senza storia e senza futuro.
Mille volte su queste pagine abbiamo invocato il ricorso all’arbitrato internazionale per risolvere la questione in maniera legale, nella maniera prevista dal Diritto Internazionale nel caso di controversie tra stati, nonostante la Convenzione sul Diritto del Mare sia molto chiara e, senza possibili altre interpretazioni, pone la giurisdizione del caso in oggetto in capo alla nazione la cui bandiera batteva la nave sulla quale si trovavano i Marò quel maledetto 15 Febbraio. Quella nazione è l’Italia, una nazione che non ha trovato mai la determinazione di azioni concrete per restituire ai nostri Fanti di Marina se non la Libertà, almeno la Giustizia.
Tre governi della Repubblica si sono alteranti in questi anni, nessuno ha avuto la capacità, il coraggio e permetteteci la volontà di lottare in tutti i campi, con tutti i mezzi per i nostri uomini.
L’Italia è impotente dinnanzi a questa situazione? Gli alleati del nostro paese sono veramente alleati o cercano l’Italia solo quando è funzionale ai loro scopi e alle loro necessità? Le Nazioni Unite sono in grado di difendere due Uomini che operavano nell’Oceano Indiano dietro esplicito mandato del Palazzo di Vetro?
Le risposte a queste domande, visto ciò che è accaduto, e visto il silenzio che oggi è la normalità nel caso dei nostri due Marò sono palesi a tutti voi.
Il governo delle Repubblica avrebbe l’obbligo morale, oltre a quello imposto dalla costituzione, di preservare il Diritto alla Libertà, alla Giustizia, al Lavoro, in una parola alla VITA, di tutti i cittadini italiani.
La Repubblica oggi non ascoltà però il grido di dolore di due suoi servitori, due uomini con le stellette sulla camicia e il tricolore nel cuore, che oggi sono privati della libertà e che vivono in balia della tirannia indiana, che con il trucco dell’eterno rinvio delle udienze e delle sentenze ha condannato a una morte lenta i nostri uomini.
Oggi 2 Giugno 2015, a Roma e in ogni altro luogo dove si commemora che nascita della nostra bella Repubblica nessuno dovrebbe sorridere, perché una parte di quella Repubblica, forse la parte migliore, vive senza conoscere il proprio futuro e con la sola certezza che la Patria li ha dimenticati.
Cari Massimiliano e Salvatore, la Patria, l’unione dei cuori dei vostri colleghi e dei civili che vivono ancora per gli ideali della nostra Costituzione e della nostra Repubblica, non vi hanno dimenticati e ogni giorno sperano nel vostro ritorno, ormai troppe volte atteso e mai realizzato.
Noi cercheremo di tenere vivo il ricordo della vostra odissea, del vostro dolore e del vostro sacrificio, vi chiediamo scusa per non aver fatto abbastanza per mobilitare le coscienze di questo paese che dimentica spesso chi vive per l’Italia mentre è pronto a perdonare e aiutare chi ha agito contro di esso.
Non arrendetevi, non lo avete fatto nel 2012, non fatelo oggi!
Comment(2)
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Dovremmo chiedere un governo serio. Ma un governo serio dovrebbe essere al comando di un popolo serio. Invece siamo i primi a non difendere l’Italia… quindi….
la recente riconferma elettorale di questo governo conferma che e‘ il popolo italiano la causa del degrado morale e quindi politico.
Torna a Dio oh Italia, solo in Dio sei stata grande!