Riportiamo qualche dato da una interessantissima quanto drammatica previsione dell’Institute for Economic Research di Colonia. Lo studio prevede, per il 2016, l’arrivo in territorio tedesco di altri 800 mila rifugiati che vanno ad aggiungersi al milione e 100 mila registrati nel 2015. Il tutto costerà, alle casse di Berlino e dei vari Länder, ben 17 miliardi di euro a cui vanno ad aggiungersi altri 5 miliardi per l’integrazione e i corsi di lingua. Per il 2017 invece si prevede l’arrivo di altri 500 mila rifugiati con i costi (sempre annui) che cresceranno di 22,6 miliardi di euro a cui si aggiungeranno nuovamente altri 5 miliardi per l’integrazione e i corsi di lingua. Con una rapida sommatoria si arriva alla cifra totale di 50 miliardi di euro. La previsione non va oltre nel tempo ma possiamo facilmente immaginare che i costi potranno verosimilmente ripetersi anche per il 2018 e via dicendo. Costi naturalmente legati agli alloggi, alla scuola, alla salute, all’assistenza, all’integrazione ecc.. Il tutto verrà affrontato con non poche difficoltà: politiche ed economiche. Politiche perché il 13 marzo prossimo vi saranno le elezioni nel Land del Palatinato Renano, della Sassonia e del Baden-Württemberg e le forze di opposizioni rischiano di mettere in seria difficoltà il partito e la stabilità di Angela Merkel e del proprio governo. Economiche perché molti Länder faranno fatica a non aumentare il proprio deficit di bilancio, situazione che, senza nuovi prestiti, metterebbe a rischio il pareggio di bilancio da raggiungere entro il 2020.
Riteniamo che il numero di arrivi in calando (800 mila per il 2016 e 500 mila per il 2017) possa essere dovuto alle ultime dichiarazioni della cancelliera Merkel, ovvero di ritenere sicuri la maggior parte dei paesi da cui provengono i migranti, tranne ovviamente Siria, Irak ed Afganistan, e quindi poter rimpatriare coloro che provengono da quei territori. O, sempre come recentemente annunciato, rimpatriare la maggior parte dei rifugiati una volta finita la guerra e sconfitte le forze dell’Isis. Dall’altra parte organizzazioni sostenitrici della politica di accoglienza hanno più volte sostenuto che l’arrivo di queste persone potrebbe alleviare la carenza di lavoratori qualificati.
Insomma rimpatriarli o accoglierli come forza lavoro? La Germania, i tedeschi, e non solo, aspettano risposte.