Hezbollah combatte ad Homs, Israele Bombarda. In Siria è guerra regionale
Oltre un anno e mezzo fa, quando tutti inclusi i membri permanenti del consiglio di sicurezza parlavano di rivolta siriana, GeoPoliticalCenter parlava dei fatti siriani come l’inizio di una vera e propria guerra civile. Alcuni mesi, non settimane, dopo i media tradizionali iniziarono anch’essi ad usare timidamente l’espressione guerra civile. Ora come allora gli analisti di GPC non potranno più riferirsi alla situazione siriana coma ad una guerra civile. I recenti sviluppi sul campo e a livello diplomatico hanno trasformato il conflitto in Siria in una guerra regionale a bassa intensità. D’ora in Avanti GPC si riferirà al conflitto siriano con il termine di “Guerra in Siria” senza più l’aggettivo civile.
Questa variazione semantica riflette come dicevamo l’evoluzione del conflitto sul campo. I nostri lettori ne sono ampiamente informati ma vogliamo riassumervi rapidamente la situazione e darvi gli ultimi aggiornamenti.
Prima di tutto i raid aerei di Israele che si stanno caratterizzando per la sistematicità nel perseguire le indicazioni, le Red Lines se volete, del gabinetto di sicurezza israeliano. Nessun arma sofisticata in grado di mettere in pericolo la supremazia militare di Israele deve raggiungere Hezbollah, missili antiaerei SA-17 o missili da crociera Yakhont che siano. Ed è proprio Hezbollah e il suo coinvolgimento nella guerra in Siria che ha modificato la natura del conflitto. Possiamo paragonare il coinvolgimento della milizia sciita libanese nel conflitto siriano al coinvolgimento americano nella guerra del Vietnam. Anche Hezbollah ha iniziato fornendo ad Al Assad consiglieri militari ma con l’andar del tempo ha dovuto impiegare prima piccole unità di fanteria, poi battaglioni e in questi giorni ha trasferito in Siria pezzi di artiglieria che sarebbero utilizzati nel supporto dei combattenti che cercano di riprendere “la Porta del Libano” Homs. I coinvolgimento diretto e non secondario di un esercito straniero quale Hezbollah, seppur legato da un fortissimo vincolo con AL Assad, ha legittimato i timori della vicina Giordania, il cui sovrano la scorsa settimana si è recato a Washington per avere garanzia da parte del presidente Obama che la Giordania non venga minacciata militarmente dal conflitto siriano. A questo scopo 200 uomini della 1ª divisione corazzata Usa sono stati dispiegati al confine tra Siria e Giordania per effettuare i preparativi necessari nel caso in cui l’intera divisione, forte di 18000 uomini debba essere rapidamente schierata a difesa del regno Hashmemita.
Come potete notare, anche tralasciando la valutazione della partecipazione iraniana al conflitto in Siria, in quanto non abbiamo a disposizione dati affidabili sull’eventuale composizione del corpo di spedizione iraniano in Siria, così come non conosciamo l’entità degli aiuti militari ai ribelli siriani, ciò che sta avvenendo in Siria non è più solamente una guerra civile in senso stretto. Potenze straniere giocano ormai un ruolo preponderante nella soluzione del conflitto, Al Assad e il Free Syrian Army non sono più gli attori principali della guerra e non saranno loro ne i vincitori ne gli sconfitti.