Truppe della Federazione Russa (sempre più esigue negli ultimi giorni), e “volontari” ben sostenuti ed equipaggiati da Mosca, presidiano efficacemente questi territori che sono l’embrione, già vitale, della Novorussia, senza che il governo di Kiev possa fare nulla per riprendere “manu militari” i territori a maggioranza russofona.
Solo errori strategici degli indipendentisti, come divisioni settarie per il potere o scontri ideologici con il presidente Putin, possono ora dare a Kiev qualche speranza di riconquista del Donbass. É però vero che la regione ucraina sotto il controllo russo non può sopravvivere in questa configurazione, con un conflitto continuo a bassa intensità che ne paralizza la potenzialmente importante forza economica, demografica e produttiva.
In questa situazione lo status della zona controllata dai russofoni va correlato alla precaria situazione che vive oggi la Crimea, penisola dove, dopo la chiusura dei rifornimenti idrici provenienti dalla regione ucraina di Cherson, gli approvvigionamenti di acqua potabile saranno sufficienti per la stagione invernale, ma non per la prossima primavera/estate.
In questo quadro la neonata Novorussia potrebbe aumentare presto la propria estensione territoriale, cosa non ancora avvenuta per diversi fattori tra i quali le difficoltà logistiche ed economiche di garantire in così breve tempo l’organizzazione amministrativa, economica e politica di una così grande parte di nuovo territorio, parimenti alla necessità di non innescare in maniera troppo violenta sanzioni economiche ancora più penalizzanti delle attuali per Mosca, sanzioni che potrebbero aumentare il malcontento, non tanto nel popolo della Russia ma tra gli oligarchi le cui fortune vengono messe in discussione.
Tuttavia la Novorussia, il cui embrione come dicevamo già si presenta nello scenario geopolitico, non potrà dirsi realmente costituita fino a quando la Crimea non sarà unita fisicamente via terra ai territori della Federazione. Questo passaggio, sebbene non ancora scontato, potrebbe materializzarsi nei prossimi mesi, vista l’insostenibilità dell’attuale situazione. Situazione secondo noi insostenibile politicamente nella parte Orientale degli Oblast’ di Lugansk e Donetsk, dove si parla di vittoria mutilata, e insostenibile in Crimea per la mancanza dell’accesso ad una risorsa indispensabile come l’acqua per l’agricoltura e per l’uso civile. La Novorussia è viva, ma affinché non si dimostri un esperimento mal riuscito dovrà trovare una sua dimensione e un suo equilibrio, ed a farne le spese sarà ancora una volta l’Ucraina del Maidan.