Il convoglio composto da autoarticolati bianchi e scortato da mezzi militari con la dicitura MC, ha generato una reazione a livello internazionale del governo di Kiev.
Negli stessi minuti alle Nazioni Unite l’ambasciatore americano al Palazzo di Vetro ammoniva Mosca del fatto che l’ingresso di assetti russi, sotto qualsiasi forma, in Ucraina sarebbe stata considerata una invasione dell’Ucraina stessa.
Il convoglio russo si sarebbe fermato a circa un chilometro dal confine in attesa di ulteriori istruzioni.
Kiev afferma questa mattina, confermando la nostra notizia di ieri sera, che tale convoglio è stato fermato grazie all’intervento, non meglio specificato, del governo di Kiev.
Questo fatto mette comunque in evidenza due elementi salienti.
Il primo è che la Russia procede nel suo piano di istituire ed inviare in Ucraina orientale convogli umanitari, eventualmente scortati da truppe di Mosca.
Il secondo fattore è che gli Stati Uniti, perlomeno a parole, prospettano di reagire in maniera decisa all’invio di convogli russi scortati da truppe di Mosca. Questa presa di posizione di Washington pone quindi Putin dinnanzi ad una scelta radicale, in quanto il compromesso dei convogli umanitari sarebbe interpretato come una invasione. Il Cremlino a questo punto non potrà effettuare scelte di compromesso. Il presidente Putin dovrà presto scegliere se rinunciare al Donbass o intervenire direttamente in Ucraina Orientale; solo cattive opzioni, sia per la Russia che per l’intera Europa.
Nella foto all’inizio del post potete osservare un edificio della città di Donetsk bersagliato da tiri di artiglieria due giorni fa. Donetsk, così come Lugansk assomigliano ogni giorno di più alla Sarajevo della guerra civile iugoslava. Città fantasma dove mancano cibo acqua e medicinali e dove le artiglierie possono colpire indiscriminatamente ogni luogo, civile o militare