Gli Stati Uniti pronti allo Strike in Siria
Il pentagono si starebbe concretamente preparando per uno Strike con obiettivo i depositi di armi chimiche presenti in Siria. Piani operativi sarebbero stati preparati per dar seguito alle decisioni dell’esecutivo americano, nel caso in cui il Senato ed il Presidente decidessero di agire rapidamente.
L’opzione che pare più probabile è l’utilizzo esclusivo di missili cruise, sistemi missilistici a lungo raggio e di estrema precisione. La piattaforma ideale per questo tipo di attacco sarebbe la versione modificata dei sottomarini classe Ohaio. Gli Ohaio sono stati progettati per imbarcare 24 missili balistici intercontinentali Trident, ma quattro di essi sono stati modificati per poter lanciare 154 missili Tomahawk.
Solitamente uno di questi battelli si trova nella zona di responsabilità della 6ª flotta americana e nel recente passato dagli Ohaio modificati sono partiti attacchi missilistici contro le postazioni libiche controllate da Gheddafi nella prime fasi della compagna di Libia. Oggi proprio da questi sottomarini potrebbero partire i missili che avrebbero come obiettivo i depositi di armi chimiche della Siria.
Un tale attacco, se pur preciso e limitato, ha in se numerosi aspetti problematici.
Per prima cosa va valutata attentamente la reazione di Mosca. La Russia si è spesa molto nelle settimane passate per mettere in sicurezza le armi chimiche più pericolose presenti in Siria. Se un attacco americano mettesse in pericolo la vita di militari russi la risposta di Mosca potrebbe essere durissima e inaspettata.
Secondo problema è la dispersione degli agenti venefici. Colpire i depositi chimici mette in serio pericolo la vita della popolazione che vive nei pressi di tali strutture. In particolare se le squadre addette alla gestione delle armi chimiche avessero già miscelato gli agenti binari che compongono molte tra le sostanze più pericolose presenti in Siria, per alcuni giorni dopo l’avvenuto Strike, potremmo assitere ad intossicazioni collettive a carico della popolazione civile. Infatti, sebbene le elevatissime temperature che vengono raggiunte durante la detonazione della testata di un missile Tomahawk sono in grado di degradare gli agenti chimici, queste temperature verrebbero raggiunte solo in un raggio estremamente ristretto, mentre l’onda d’urto dell’esplosione rilascerebbe gli agenti chimici anche dove il colore non può agire.
Terzo problema è la assoluta assenza di certezza della distruzione delle totalità delle armi chimiche presenti nei depositi. Dopo alcuni giorni/settimane organizzazioni terroristiche o gli stessi militari che avevano in custodia le armi chimiche obiettivo dell’attacco, potrebbero tornare nei depositi alla ricerca di contenitori ancora indenni e, nel caos più assoluto, trasportarli ovunque.
Se gli Stati Uniti, come appare in queste ore, stanno valutando concretamente la possibilità di uno Strike con missili da crociera non potranno non considerare la nescessità di avere alcune migliaia di uomini dei corpi speciali pronti ad intervenire sul terreno, in quanto il solo Strike aereo complicherebbe ulteriormente la situaizone, riducendo la quantità assoluta di armi chimiche presenti in Siria ma aumentando notevolmente la possiblità che tali armi vengano acquisite da formazioni terroristiche o da militari pronti a tutto.