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Gli obiettivi ucraini dell’offensiva di Kursk 

Gli obiettivi ucraini dell’offensiva di Kursk 

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Dopo circa venti giorni dall’offensiva ucraina di Kursk è tempo di tracciare gli obiettivi di Kiev in questa fase del conflitto. 

Le forze ucraine meglio equipaggiate e meglio addestrate a disposizione di Zelensky sono impegnate nell’offensiva di Kursk, forze che sono state formate come unità di attacco e non come unità di difesa, fornite di mezzi per alta mobilità e non certo per una difensiva guerra di trincea. Questi due punti ci comunicano che la fase offensiva all’interno dei confini russi è stata pensata molto mesi fa, pianificata nel dettaglio e con un addestramento mirato delle unità coinvolte nell’azione. Tale pianificazione non può essere stata messa in atto senza che si siano messi sul tavolo, prima di ogni cosa, gli obiettivi strategici di questa operazione militare di attacco.

Ma quali sono questi obiettivi? Sono obiettivi di conquista territoriale o sono obiettivi politici, oppure sono obiettivi che rientrano nell’aspetto geostrategico?

Per comprendere, o per cercare di comprendere questi aspetti della guerra dobbiamo ricordare alcuni punti fermi della postura russa in questo conflitto. Per prima cosa il rifiuto russo di dichiarare lo stato di guerra, fatto che avrebbe molteplici implicazioni sia a livello nazionale che a livello internazionale; il secondo punto fermo è la promessa di Putin di non utilizzare i militari di leva oltre i confini internazionalmente riconosciuti della Russia (le aree dell’operazione militare speciale); infine il rifiuto del presidente Putin di attaccare obiettivi simbolici dell’Ucraina come la Rada (il parlamento) o il palazzo presidenziale, nella convinzione (per noi errata) che gli ucraini non attaccheranno i simboli del potere di Mosca. 

Aver portato la guerra sul territorio della Federazione Russa fa sì che i comandanti militari russi abbiano (teoricamente) la possibilità di utilizzare le forze di leva a loro disposizione per difendere la madrepatria, una scelta che fornirebbe ai comandi un grande numero di unità per combattere gli ucraini, tuttavia sembra che le forze di leva non vengano ancora impiegate in combattimento,  a testimonianza di questo fatto il Cremlino non parla di guerra, non parla di invasione ma parla di attività terroristiche di Kiev e quindi le operazioni nel Kursk sono formalmente operazioni anti-terrorismo. È evidente che centinaia di blindati, migliaia e migliaia di uomini ottimamente addestrati siano una vera e propria forza di invasione e non certo un manipolo di terroristi allo sbaraglio.

Essendo una operazione anti-terrorismo non vengono impiegate nella difesa della Russia le forze di leva, unità che nelle prime ore della battaglia in oggetto presidiavano la frontiera e che in gran parte si sono arrese agli ucraini, fatta eccezione per una colonna mandata in supporto delle unità al fronte decimata dai droni e dall’artiglieria di precisione delle forze di Kiev. Ed è proprio dall’impiego delle forze di leva che parte la nostra analisi sugli obiettivi ucraini. Sì, le forze di leva, preservate dal Cremlino per due motivi principali, il primo è che quei ragazzi tra i 19 e i 25 anni sono il futuro della demografia russa, ragazzi che non hanno ancora famiglia e che non sono ancora padri. Perdere quella generazione sarebbe una condanna senza appello per la stessa Federazione Russa. Il secondo motivo per il quale la leva non viene impiegata risiede nel fatto che i battaglioni di leva sono etnicamente misti, impossibile evitare che i giovani delle maggiori città della Russia europea vengano uccisi nei combattimenti e impossibile sarebbe evitare le critiche delle loro madri, soprattutto in una fase del conflitto che vede i russi subire una invasione della madrepatria. Ecco quindi che il primo obiettivo dell’offensiva di Kiev è costringere Putin ad utilizzare le forze di leva, portare il lutto per giovani soldati nelle grandi città della Russia Europea, far percepire all’opinione pubblica di Mosca che si trovano all’interno di un conflitto totale.

La location scelta per l’attacco presenta numerosi punti favorevoli a Kiev, per prima cosa ricorda i luoghi delle cruente battaglie della Seconda guerra mondiale ed una sconfitta di Putin a Kursk avrebbe un’eco maggiore sull’opinione pubblica russa, a Kursk è presente una centrale nucleare di grande potenza e che presenta criticità molto maggiori rispetto alla centrale di Energodar che ora è sotto il controllo russo nell’oblast di Zaporizhia. La centrale di Kursk ha reattori a grafite e non ad acqua. Un danno accidentale o voluto di questa infrastruttura sarebbe una catastrofe continentale. I reattori a grafite posseggono un enorme difetto (oltre al pregio di produrre plutonio in quantità significative rispetto ad altri reattori) in caso di fusione del nocciolo la grafite brucia e brucia per giorni immettendo in atmosfera quintali di materiale radioattivo ricco in iodio, stronzio, cesio e plutonio. Per fare un paragone noto a tutti la centrale di Kursk possiede gli stessi reattori della centrale di Chernobyl della quale tutti ricordiamo l’incendio del reattore numero 5. La centrale quindi potrebbe essere una cinica e terribile arma di ricatto in questa fase della guerra. 

Un altro obiettivo ucraino in questa offensiva potrebbe essere quello di cercare di far identificare il presidente Putin come un leader perdente, non in grado di difendere la patria russa e che subisce passivamente l’invasione dell’Oblast di Kursk senza avere una strategia efficiente e senza essere in grado di guidare con giudizio le forze armate della Federazione Russa esponendolo alla critica della popolazione e al rischio di un colpo di stato o di un “cesaricidio” da parte della sua stessa cerchia interna. 

Esiste tuttavia un ulteriore possibile obiettivo ricercato dei pianificatori dell’invasione di Kursk cioè che dinnanzi all’invasione della madrepatria e del rischio di collasso dell’architettura statuale russa, il presidente Putin possa ordinare l’utilizzo di armi nucleari contro l’Ucraina. Più volte si è percepita la possibilità che si possa arrivare al sacrificio di una piccola zona di Europa per raggiungere l’obiettivo della annichilazione della federazione russa, e questa possibilità seppur apparentemente remota non va del tutto esclusa. Abbiamo sempre pensato che le vere riserve militari della federazione russa non fossero i cinque milioni di uomini che possono essere teoricamente mobilitati, ma in realtà la retroguardia russa è costituita dalle proprie armi nucleari, fatto assolutamente plausibile per una potenza atomica maggiore, la quale vive il problema costante della scarsa demografia e della concomitante piena occupazione, fatto che impedisce nel concreto nuove mobilitazioni militari senza che venga intaccata l’economia di base della Federazione.

Un ulteriore obiettivo di Kiev potrebbe essere quello di utilizzare le aree di Kursk ora nel controllo dell’Ucraina come monete di scambio con i territori ucraini ora sotto i controlli di Mosca, in primis la Crimea in vista di possibili negoziati successivi alle elezioni americane. 
La situazione in Ucraina e Russia rimane estremamente fluida e non vanno dimenticate le continue anche se limitate avanzate russe nel Donbass, anch’esse parte di scambio in possibili negoziati. 

Photo Credit Grok AI generated