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Gli obiettivi strategici della Russia di Putin al nostro tempo

Quali sono gli obiettivi strategici della Russia? O meglio quali sono gli obiettivi strategici della Russia di Putin? La differenza non è solo semantica ma anche sostanziale, in quanto il popolo russo è influenzato da sempre da quello che è il carisma di chi lo guida. Ne abbiamo avuti più e più esempi in passato, ma oggi l’assioma già da noi esposto secondo il quale “La Russia è Putin e Putin è la Russia” rimane una pietra angolare per le analisi, anche contingenti, relative agli obiettivi strategici di Mosca.

Per iniziare questa analisi dobbiamo quindi definire quali sono le priorità di Vladimir Vladimirovic Putin (VVP) e quali sono gli elementi negativi che egli cercherà fino all’ultimo di evitare.
Cosa è la Russia per VVP? La Russia deve imperativamente essere una nazione, una federazione di popoli (non solo la casa dei russi etnici) che si riconoscono in alcuni valori imprescindibili per Putin. Primo di questi valori è l’indipendenza, una indipendenza non solo formale ma anche sostanziale. Una indipendenza che deve necessariamente includere la libertà per i popoli russi di riconoscere la loro storia, la loro lingua, la loro cultura e tutti gli elementi che accomunano i popoli delle Repubbliche aderenti alla Federazione Russa. Per far sì che questa indipendenza possa essere sostanziale, nella strategia di Putin esistono alcuni punti focali:
1. Il mantenimento di una situazione geostrategica e militare che non permetta al nemico di annullare o ridurre in maniera significativa la capacità di deterrenza strategica nucleare di Mosca che oggi rappresenta, in attesa della ricostruzione industriale, economica, demografica e delle forze armate convenzionali, l’unica vera arma nelle mani di VVP funzionale a reclamare i diritti del popolo russo (Questo punto è cruciale nel comprendere la dottrina di impiego delle forze nucleari strategiche russe in caso di crisi militare)
2. Stimolare la ricostruzione dell’industria pesante aderendo a standard contemporanei
3. Evitare il collasso demografico, eredità degli anni a cavallo del crollo dell’URSS
4. Essere leader nello sviluppo dell’intelligenza artificiale
5. Garantire alla Russia autonomia alimentare
6. Garantire alla Russia flussi di cassa, mediante la vendita di materie prime energetiche all’estero fino alla completa ripresa economica, e demografica della Federazione.
Capite bene, cari amici e lettori, che per mettere in atto un’agenda che possa soddisfare i bisogni conseguenti dai sei punti esposti poco sopra è un’impresa ardua, che può essere ostacolata dai nemici della Russia in più occasioni e con più mezzi. 

Il primo mezzo è certamente non riconoscere la Russia come una potenza globale e cercare di contenerla, in maniera anche aggressiva, mediante un mix di sanzioni economiche, isolamento diplomatico e culturale, limitazioni alle esportazioni di materie prime e mediante l’annullamento (o la forte riduzione) del dispositivo di deterrenza nucleare.
Le sanzioni le abbiamo viste in campo già dopo l’invasione della Crimea, l’isolamento economico, culturale e diplomatico è in essere già dal 2008 e in queste settimane ha visto la piena discesa in campo anche dell’Unione Europea, così come le limitazioni alle esportazioni che dopo l’insediamento di Biden hanno subito una nuova accelerazione con le sanzioni annunciate contro le aziende e gli individui protagonisti della costruzione del gasdotto North Stream 2 cruciale per la Russia ed i suoi introiti di valuta estera.
Oggi invece esiste la concreta possibilità che anche il deterrente nucleare russo possa essere compromesso, proprio in relazione all’evoluzione dei rapporti tra Ucraina-USA-NATO.
Ed è in questa ottica che va letta l’attuale situazione in Ucraina, perché l’Ucraina, ed in particolare l’Ucraina orientale e meridionale, rappresenta per Putin e per la Russia di Putin allo stesso tempo un enorme problema ed una grande opportunità. L’Ucraina rappresenta un enorme problema perché se Kiev, nonostante le dispute territoriali in atto e l’opposizione tedesca, potrebbe diventare un partner militare diretto degli Stati Uniti oppure un membro della NATO.
La presenza di forze militari americane in Ucraina, ed in particolare, sistemi missilistici, mezzi aerei ed elementi del sistema antimissile potrebbero compromettere in maniera sostanziale le capacità delle forze strategiche russe e la stessa sopravvivenza del vertice della catena di comando di Mosca. Questo è uno degli spettri che si affaccia nei pensieri di Putin, il pensiero che Mosca possa essere a soli 8 minuti di volo di distanza da un’arma ipersonica americana di stanza in Ucraina.
E’ questo incubo, l’assenza di uno stato cuscinetto tra la Federazione e la NATO che potrebbe spingere il Cremlino ad una azione di forza in Ucraina prima che sia troppo tardi e cioè prima che Kiev sigli un patto di mutua difesa con Washington oppure venga accolta nella NATO e protetta dall’art 5 dalla Carta Atlantica.
Ecco perché una azione militare russa in Ucraina sarebbe giustificata, nell’ottica russa, al fine di garantire i sei punti “dell’indipendenza” che abbiamo elencato all’inizio di questo scritto.
Una volta che Kiev fosse all’interno della NATO o protetta da un accordo con gli USA, ogni azione militare di Mosca aprirebbe scenari di conflitto che potrebbero andare ben oltre un conflitto locale o regionale.

Acquisire alcuni territori, oggi di pertinenza ucraina, in particolare ad est del fiume Dniepr, sarebbe una decisione che favorirebbe la costruzione della stabilità della Federazione Russa. La demografia della Federazione ne gioverebbe e alcune industrie pesanti specializzate come la cantieristica navale di Mariupol e l’industria aeronautica di Kharkov tornerebbero nelle disponibilità di Mosca in un momento di grave crisi per i trasporti strategici russi sia a livello aereo che navale. Le aree agricole oggi dell’Ucraina Orientale garantirebbero alla Federazione Russa quell’autonomia alimentare che è un requisito indispensabile per la già citata strategia di “indipendenza” Russa, anzi permettendo a Mosca di aumentare le capacità di esportazione ad esempio verso la Cina sempre affamata di risorse alimentari e energetiche.

Per questi motivi riteniamo possibile che il dispiegamento militare russo in Crimea e lungo i confini con l’Ucraina non sia dovuto ad una specifica, concreta e presente minaccia del governo di Kiev alla sopravvivenza nel breve termine delle Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, ma possa al contrario essere dovuta ad una decisione strategica del Cremlino relativa alla necessità non più rimandabile di una azione militare all’interno dei confini dell’Ucraina.  
Per questo tipo di azione è tuttavia necessaria una autorizzazione formale del parlamento di Mosca, che dovrebbe quindi esprimersi prima dell’inizio delle ostilità per fornire a VVP  una copertura giuridica alle azioni militari oltre i confini attuali della Federazione Russa. In realtà per poter intervenire in Ucraina Orientale senza formalmente (per Mosca) agire al di fuori dei confini nazionali (almeno nella prima parte del conflitto) la DUMA riunita su richiesta del Presidente potrebbe riconoscere come territorio della Federazione tutti e due gli obalst di Donetsk e Lugansk, in base ad un principio molto caro al Cremlino e cioè che i territori ex sovietici godano del diritto inalienabile al ritorno in seno ad una federazione di stati guidata da Mosca.

La strategia della Russia di Putin, la strategia di Putin, potrebbe essere quindi già tracciata e ben organizzata secondo una linea temporale che somma ed é allo stesso tempo delimitata dal dispiegamento delle forze militari, dalla situazione climatica in Russia e dalla necessità di un passaggio parlamentare per legittimare la strategia stessa. Nello stesso modo, per le caratteristiche, il numero e la modalità di dispiegamento delle forze russe in Crimea, ma soprattutto nelle regioni al confine con l’Ucraina questa strategia non può essere posticipata per più di 3-4 settimane a meno che di logorare gli uomini in una situazione di alloggi precari ed insalubri. 

Il 21 aprile, data nella quale Putin parlerà alle camere riunite presso la Duma, sarà quindi una data cruciale per cercare di capire molto di più sulle intenzioni del Presidente della Russia