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Gaza: vigilia di guerra

E’ una potenziale vigilia di guerra per Gaza ed Israele. Una guerra il cui inizio va ricercato esattamente un anno fa, il 30 marzo del 2018 quando le fazioni palestinesi della Striscia, in particolare quelle più vicine all’Iran (e ci riferiamo alla Jihad Islamica), hanno deciso di dare il via alla “marcia del ritorno”.
Oggi molte testate giornalistiche tradizionali si riferiscono a questo tipo di “manifestazione” come ad un tentativo di rompere l’assedio di Gaza. Ma la realtà è un’altra e non viene raccontata. Le fazioni più estreme dei palestinesi vogliono cacciare gli israeliani dallo stesso territorio dello stato di Israele, ed il loro obiettivo finale non si limita alla “cacciata” degli israeliani ma è evidente la volontà di eliminare fisicamente ogni israeliano che essi dovessero incontrare una volta superato il confine.
L’utilizzo di armi al confine tra Gaza ed Israele si è intensificato settimana dopo settimana. Ogni venerdì la violenza si è fatta più presente, fino ad essere oggi una condizione “normale” delle marce del ritorno. Nell’ultimo anno 1400 razzi e colpi di mortaio sono stati sparati da Gaza contro Israele, da settimane ogni notte vengono lanciati ordigni improvvisati contro le pattuglie israeliane e centinaia di ordigni incendiari vengono lanciati contro i campi coltivati in Israele con l’ausilio di aquiloni e palloncini gonfiati con elio.
La popolazione israeliana del sud vive ormai costantemente nella paura di un attacco da parte dei razzi dei palestinesi, e nella possibilità che un commando della Jihad Islamica possa infiltrarsi con un tunnel oltre confine, arrivare nei villaggi più vicini a Gaza e compiere una strage.
Domani decine di migliaia di palestinesi di Gaza arriveranno al confine con Israele e si avvicineranno ai reticolati presidiati dai soldati di Gerusalemme. Ma i reticolati non rappresentano il vero confine tra Gaza ed Israele, i reticolati sono tutti entro il territorio di Israele per una distanza compresa tra i 100 e i 300 metri, chi si avvicina a meno di 300 metri dai reticolati spesso si trova già in territorio israeliano. Avvicinarsi ai reticolati ha un solo scopo: abbatterli per permettere alla folla di invadere Israele e permettere ai commando delle fazioni estremiste palestinesi di tentare azioni violente contro gli abitanti di Israele.
Se domani una folla, piccola o grande che sia, dovesse avvicinarsi ai reticolati le forze di difesa di Israele, non solo avrebbero il diritto di difendere la terra di Gerusalemme, ma non avrebbero altra scelta se non aprire il fuoco, prima che una marea umana arrivi a sopraffare le difese locali.
Una battaglia su larga scala a Gaza, domani, potrebbe innescare la reazione, non solo dei palestinesi della Striscia, ma anche il lancio di missili da parte dell’Hezbollah libanese, il quale sotto la spinta delle Guardie della Rivoluzione iraniane, potrebbe attaccare dal territorio di Damasco vendicando così anche le numerose vittime che i raid aerei israeliani hanno causato nella Siria controllata da Teheran.
Israele, nel timore di un allargamento del conflitto alla vigilia delle elezioni politiche che si terranno tra 10 giorni, ha dispiegato gran parte delle sue difese antimissile, richiamando in servizio le truppe della riserva dedicate alla gestione di Iron Dome e al servizio dei Droni da ricognizione, nonché una aliquota di personale addetta al cosiddetto “Home Front Command”, la difesa del fronte interno che deve garantire la sicurezza e i servizi di soccorso per i civili in caso di conflitto. Allo stesso tempo, una brigata aerotrasportata e parte della brigata Givati sono allertate al confine con Gaza, non tanto per entrare nella Striscia ma a nostro avviso per intervenire nel caso in cui le masse palestinesi abbiano successo nel raggiungere e superare i reticolati di confine.
Domani non assisteremo ad una marcia per togliere l’assedio a Gaza, domani vedremo le fazioni estreme dei palestinesi cercare una guerra con lo stato di Israele.