Gattopardo Iran: cosa cambierà con Rohani presidente
Per iniziare il nostro editoriale ci piace citare una frase di uno scrittore siciliano Tomasi di Lampedusa, autore del libro il Gattopardo, che al protagonista fa pronunciare una frase che calza a pennello l’attuale situazione iraniana: “Bisogna che tutto cambi, perché tutto rimanga com’è”.
Proprio così, in Iran perché lo status quo venga mantenuto, i conservatori non potevano vincere, il paese andava ricompattato con una figura apparentemente in contrasto con il vertice della Repubblica Islamica.
Le motivazioni di questo nostro punto di vista sono complesse ma se analizzate attentamente appaiono estremamente logiche.
Prima di tutto chi è Rohani? Rohani è un religioso, che aspira al titolo di Ayatollah. Egli restò in esilio prima a Glasgow poi in Francia per sette anni e rientrò in patria nel 1979. Da quel giorno è stato sempre al potere in Iran. Parlamentare per svariate legislature, responsabile per un periodo del dossier nucleare, membro del Consiglio per la Sicurezza Nazionale dell’Iran.
Egli però non è solo un religioso e un politico. Poliglotta, Rohani è un ottimo analista strategico e durante la guerra con l’Irak era il responsabile della difesa aerea iraniana. Rohani è nei fatti la migliore mente del regime iraniano, egli possiede caratteristiche uniche di preparazione, intelligenza e appartenenza alla classe sacerdotale. Ma pensare a Rohani come ad un oppositore del Grande Ayatollah Alì Khamenei è assolutamente un errore.
Rohani é sicuramente un riformista, un riformista a livello di politica interna, non un uomo che abbia l’intenzione di modificare i rapporti dell’Iran con la comunità internazionale.
Molti, anche a livello governativo in occidente, ricordano il fatto che con Rohani a capo del Dossier nucleare, l’Iran sospese per un periodo di tempo l’arricchimento dell’uranio. Ma quella scelta fu una scelta tattica, una scelta di convenienza, fatta da una persona estremamente intelligente e lungimirante. In quei mesi gli Stati Uniti avevano il controllo dell’Irak e le divisioni americane erano schierate anche ai confini con l’Iran. Rohani temendo l’intervento americano contro i siti di ricerca iraniani accetto di sospendere l’arricchimento dell’uranio mentre proseguì tutte le attività propedeutiche al potenziamento del programma stesso. La stessa strategia che egli potrebbe cercare, con la benedizione dell’intero regime, di mettere in atto oggi. Vogliamo ricordarvi che da circa due anni anche il presidente Ahmadinejad ha cercato più volte di trovare un accordo con gli americani, nonostante la sua fama di falco integerrimo, e anche questo suo comportamento ne ha determinato la sfortuna politica.
A livello di politica interna Rohani da sempre è fautore di una linea più conciliante in tema di diritti personali, così come la sue proposte di legge del passato spesso miravano a migliorare la condizione di vita di chi era in difficoltà.
Rohani avrà anche il grande merito di ridurre le divisioni interne al popolo iraniano, almeno in un primo periodo, e di ritardare in modo significativo la crescita di un movimento organizzato di opposizione al regime, unica possibilità per fermare veramente il programma nucleare iraniano. Con Rohani la possibilità di assistere a tentativi di rivolta in Iran scendono radicalmente, e parallelamente aumentano le possibilità di uno Strike israeliano contro le installazioni atomiche iraniane.
La Repubblica Islamica iraniana ha scelto, per i propri scopi, l’uomo giusto al momento giusto, perché come dicevamo all’inizio : “Bisogna che tutto cambi, perché tutto rimanga com’è”.