I terroristi che operano in Europa, i terroristi che si rifanno all’ideologia totalitaria del Califfato, sono spesso cittadini europei e il titolo di questo editoriale recita “fermare l’immigrazione irregolare per combattere il terrorismo”, sembra quindi un titolo fuori luogo ma non è così.
In primo luogo l’immigrazione irregolare verso l’Europa va fermata perché insieme al flusso di persone, insieme al flusso incontrollato di persone, è molto più semplice per i potenziali terroristi spostarsi da e per le aree di conflitto (Siria oggi, Libia domani), dove essi possono non solo combattere ma essere addestrati alla fabbricazione di esplosivi artigianali (potenti anche se artigianali), detonatori, e imparare le tecniche per infiltrarsi nei luoghi pubblici senza essere notati. Essi inoltre ricevono la parte finale della loro radicalizzazione, quella parte che li porta dal voler combattere al voler immolare la propria vita per l’ideale dello Stato Islamico.
Secondariamente la grande massa di immigrati non controllati contiene al suo interno, e non è un’ipotesi ma un dato di fatto, una quota di soggetti già radicalizzati che dopo aver chiesto protezione ai nostri paesi sono pronti ad organizzare cellule terroristiche sul nostro territorio.
Ma la motivazione principale per la quale l’immigrazione incontrollata va fermata è un’altra, e trova la sua motivazione proprio nelle argomentazioni di coloro che dicono che fermare l’immigrazione è inutile perché spesso i terroristi, seppur di origine araba, sono cittadini europei. Ecco oggi noi viviamo gli errori fatti venti anni fa, quando iniziò il fenomeno migratorio in Europa. Subiamo il fatto che nei paesi che erano appetibili per gli immigrati arabi (Francia e Belgio in primis) gli immigrati sono stati usati come forza lavoro ma non si sono integrati nella società. In parte non si sono integrati perché la stessa società europea non ha cercato di assimilarli, ma soprattuto perché per cultura essi non hanno desiderato essere assimilati dalla nostra società e nemmeno hanno desiderato integrarsi nella nostra cultura.
Oggi proseguendo sulla strada dell’immigrazione incontrollata e senza regole, e ripetendo gli errori del passato, poniamo le basi per un ampliamento della base di reclutamento del fondamentalismo, dell’integralismo e del terrorismo. I terroristi di Bruxelles e di Parigi hanno e avranno successo non solo perché sono addestrati e motivati, ma perché nei quartieri a maggioranza araba possono contare su una rete di supporto e di appoggio molto ben radicata e strutturata, una rete basata su vincoli di sangue, di appartenenza etnica e religiosa e cementata dalla volontà di cambiare le regole della società occidentale per trasformarla in qualcosa di simile se non identico alle società arabe delle quali essi provengono.
Ecco perché in assenza della volontà di questi immigrati di integrarsi nelle nostre società l’ingresso di queste persone va fortemente limitato, in caso contrario assisteremo, anno dopo anno, al rafforzamento di quella rete di supporto che permette ai terroristi di prosperare.
Ai tempi del terrorismo politico in Italia si diceva che i terroristi erano come dei pesci, e che per fermarli era necessario togliere ad essi l’acqua dove nuotare. L’acqua per i terroristi di oggi è rappresentata da comunità chiuse ed isolate, radicate all’interno della nostra società; se permetteremo che queste comunità crescano di numero e si rafforzino nel loro isolamento non vinceremo mai la battaglia contro il terrorismo che diventerà un fattore endemico della nostra società.
Ecco perché fino a quando non troveremo il modo di integrare gli immigrati, l’ingresso di stranierei in Europa va limitato, questa è la realtà, non politicamente corretta, ma è la realtà.