La Guerra in Siria non la si può vincere, la si può solamente perdere, lo sappiamo noi la sa la Casa Bianca, lo sa perfettamente anche il Cremlino. La Siria senza un accordo di tipo “politico” il pantano siriano reclama e reclamerà ogni giorno più morti e più vittime. Il nostro gruppo non lo dice e non lo scrive da oggi, già nel 2012 avevamo proposto una soluzione federale per la Siria, una soluzione che permetta alle etnie che la abito di poter decidere del proprio destino e organizzare la propria vita.
Certo senza l’intervento della Russia Al Assad avrebbe perso la guerra di Siria, ma com il solo intervento russo non la avrebbe certamente vinta.
Putin ha dimostrato al mondo che la guerra in Siria può continuare per un tempo indefinito, ha dimostrato che la Russia non si piega alla volontà di altri stati, ama ha anche dimostrato che le capacità convenzionali della Russia sono oggi limitate e che la Russia deve fare affidamento, ora più che mai, sulle sue armi atomiche, anche e soprattutto se quelle strategiche.
Ora Putin cerca di dimostrare al mondo che mediante la federalizzazione della Siria la Guerra potrebbe finire e con essa il tributo di sangue e morte ogni giorno chiesto a chi vive (o viveva) in quello sfortunato paese.
In questa Siria Federale ogni gruppo etnico e etnico-religioso dovrà trovare il proprio spazio, gli sciiti, i sunniti i cristiani i drusi e i curdi. E sono proprio i curdi che in questi giorni per primi si sono mossi rivendicando l’autonomia amministrativa delle regione nord orientale della Siria senza però dichiararsi indipendenti.
Se questa strategia, già attuata in passato in Bosnia ad esempio, dovesse avere successo il Presidente russo potrebbe usare l’esempio siriano per giustificare il Federalismo del Donbass, che è un altro primario obiettivo della Federazione Russa guidata da Vladimir Putin.
A quel punto un accordo quadro con gli Stati Uniti potrebbe essere imprescindibile, un accoro che preveda il Federalismo in Siria e in Ucraina, la revoca della fiducia americana alla leadership ucraina e allo stesso tempo le dimissioni del presidente siriano Al Assad. Un accordo che libererebbe gli Usa dalla necessità di impegnare uomini mezzi e risorse economiche sia in medio oriente che in Europa e permetterebbe a Washington di focalizzare i suoi sfotti nel contrasto dell’espansionismo cinese lasciando alla NATO propriamente detta e ai proxy mediorientali il contenimento della Russia ad est del Dniepr e a nord della Georgia.
Legare il federalismo siriano al federalismo nel Donbass vedrebbe molti vincitori e due soli sconfitti, il clan di Al Assad in Siria e l’establishment nazionalista ucraino a Kiev, perdite accettabili sia per Mosca che per Washington…