Nella giornata di domenica il nostro gruppo si è riunito per cercare di delineare i più probabili scenari per la crisi Ucraina.
La questione Ucraina è tutt’altro che risolta e la cacciata da Kiev (Kiiv) del presidente Yanukovic rappresenta solo una tappa del duro scontro che contrappone filo europei e filo russi che abitano la repubblica Ucraina.
Abbiamo elaborato due scenari possibili per l’Ucraina. Entrambi prevedono che la Federazione Russa e il suo Presidente Putin non rinuncino a reclamare come appartenenti alla sfera di influenza russa sia le regioni orientali dell’Ucraina, abitate in maggioranza da Russi, sia la Crimea abitata da Tartari e Russi in maggioranza.
Il primo scenario prevede che la Russia chieda per le regioni orientali e per la Crimea uno statuto federale e che il nuovo governo filoeuropeo di Kiev accetti questa proposta.
Vediamolo in dettaglio.
La Russia, tramite il proprio ministro degli esteri e di concerto con le cancellerie dell’Europa centrale avanza la proposta che l’Ucraina, in accordo con i memorandum di Budapest del 1994, mantenga la propria integrità territoriale e la propria sovranità. Tuttavia viene richiesto che le regioni orientali e la Crimea possano godere di un sistema federale, sistema con un alto grado di libertà nelle scelte di politica economica, di politica estera e di gestione delle infrastrutture. Questa soluzione manterrebbe formalmente unita l’Ucraina ma consentirebbe alle popolazioni russofone di conservare rapporti privilegiati con la Federazione Russa.
Questa architettura federale consentirebbe allo stesso tempo agli ucraini dell’ovest di avvicinarsi come non mai all’Unione Europea, e a quella Germania che vedono da sempre come loro riferimento geopolitico. Il sistema federale consentirebbe di instaurare un regime di libero scambio a ovest con l’Europa ed a Est con la Russia, rendendo l’Ucraina una piattaforma commerciale unica in grado di catalizzare investimenti sia da ovest che da est.
Questo sistema tuttavia sottrarrebbe di fatto alla sovranità di Kiev il controllo sulle risorse minerarie di Donestk e limiterebbe le possibili richieste di Kiev al momento del rinnovo dell’affitto della base navale di Sabastopoli, dove ha il suo quartier generale la flotta russa del Mar Nero. È in questi due punti che si nasconde la debolezza di questo scenario.
I nazionalisti ucraini, e chi li sponsorizza oltre frontiera, potrebbero avere nelle miniere carbonifere e nella Crimea un obiettivo primario.
Le risorse energetiche sono sempre più importanti in una società energivora come la nostra, dove il carbone mantiene un ruolo primario nella produzione di energia.
La Germania nè è un esempio, avendo proprio nel carbone, insieme al nucleare, la forma primaria di produzione di energia.
Altro capitolo lo merita la base navale di Sebastopoli. Questa base non è territorio Russo, è territorio Ucraino, affittato per trenta anni alla Russia. Sebastopoli è una moneta di scambio molto preziosa che i filoeuropei potrebbero voler mantenere ad ogni costo.
Se così fosse, o peggio se i nazionalisti volessero espellere i soldati russi presenti in Crimea, dovremmo analizzare il secondo scenario e cioè un intervento diretto russo nell’Ucraina dell’est e naturalmente a Sebastopoli. Per questo secondo scenario vi diamo appuntamento a domani.
Federalismo per l’est dell’Ucraina. Un possibile scenario
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