Ospitiamo con piacere un post di Alessandro Leonardi, autore della Trasmissione Equilibrium Network
In queste settimane si sta completando il nuovo governo di Trump che entrerà in carica a gennaio. Nel frattempo la Russia ha allentato decisamente i toni nei confronti del rivale U.s.a., arrivando addirittura ad elogiare la scelta di Rex Tillerson come segretario di stato. Questo rapido cambiamento di assetti a livello globale evidenzia però la consueta assenza dell’Europa sulla scena internazionale. A parte l’iniziale monito da parte della Merkel contro l’ascesa di Trump, l’Unione Europea sembra una babele allo sbando incapace di prendere una posizione chiara di fronte al risorgimento dei nazionalismi e alla competizione in aumento fra le varie potenze.
Questa mancanza pone seri interrogativi sulla forza dei paesi europei in un contesto globale sempre più problematico, dove la vecchia globalizzazione sta subendo rapidi mutamenti indirizzati verso una sottospecie di nuovo protezionismo.
Fino ad ora la vecchia Europa si è salvata dalla grave crisi del 2011 grazie alle alchimie finanziarie della Banca Centrale Europea, alla bonaccia economica mondiale che dura da qualche anno e a qualche timida riforma a livello sovranazionale. Ma questi palliativi non hanno rafforzato l’assetto delle istituzioni comunitarie, a dispetto dei soliti inutili proclami che si tengono ogni post vertice. Al contrario sono arrivate nel 2015 le crisi dei flussi migratori che hanno minato profondamente la fiducia nel progetto europeo e i multipli colpi della Brexit & Elezioni Usa.
In tutto questo brilla in modo sinistro la politica della nazione più potente dell’area, la Germania, che sembra dominata da un egoismo economico incentrato sul benessere delle economie del Nord Europa a scapito degli altri e sull’assenza di una spinta decisiva verso la costituzione di uno stato federale europeo. Questo continuo tentennamento misto disinteresse da parte della Merkel, combinato con le rivalità dei vari paesi europei sempre più insofferenti, rischia di farci trovare completamente allo sbaraglio di fronte alla prossima possibile crisi economica, politica e sociale. Inoltre se Donald Trump dovesse mantenere le promesse verrebbe probabilmente a mancare il classico ombrello americano impegnato nel contenimento del vero rivale mondiale: la Cina.
Una nuova crisi migratoria e/o economico/finanziaria mostrerebbe al mondo che la UE è una costruzione farraginosa incapace di una proiezione di potenza rispetto ai rivali cinesi, russi e americani. Una mera illusione costruita durante gli anni di calma mondiale, destinata al caotico collasso finale con tutte le inevitabili conseguenze.