Gli stessi mezzi tecnologici lodati ai tempi delle rivolte in Egitto, Tunisia, Libia e Siria si sono trasformati, a detta del Primo Ministro turco in un problema per la stabilità della società turca.
Ad Ankara, cosi come a Istanbul ed in decine di altre città della Turchia, continuano le proteste di piazza, anche violente con roghi appiccati dai dimostranti ad automobili e cassonetti della spazzatura.
Il ministero degli interni turco ha dichiarato che in tre giorni di proteste sono state arrestate quasi 1700 persone, un numero impressionate, in un arco temporale così ristretto.
I manifestanti continuano ad inneggiare ad Ataturk e alla laicità dello stato. I giovani sfidano le decisioni del governo in materia di libertà personali portando in piazza bottiglie di birra, mentre le coppie di fidanzati si scambiano baci in piazza, dopo che ad Istanbul l’autorità cittadina ha richiamato alla moralità avendo immortalato nel circuito di telecamere della metropolitana una coppia di giovani che si scambiavano baci ed abbracci in attesa di un treno.
Le libertà personali sono il vero motore della rivolta di piazza, la continua compressione, se non cancellazione, di diritti acquisiti da quasi un secolo, unita alla grande indecisione nel trattare la crisi siriana, hanno trasformato l’immagine del più potente uomo della Turchia moderna.
Il Premier Erdogan giorno dopo giorno, lacrimogeno dopo lacrimogeno, ferito dopo ferito, sta perdendo l’aura di statista che il recente boom economico turco gli aveva fatto conquistare in Europa ed in medio oriente.