In nome del libero mercato, l’Europa ha segnato l’ennesimo autogoal. Nonostante noi di GPC non crediamo all’efficacia delle energie alternative (nella fattispecie eolico e fotovoltaico), il comparto industriale che ne è scaturito, ormai c’è e la sua esistenza è stata drogata fin dalla nascita dalla tecno-burocrazia europea. Proprio per questo motivo sarebbe logico difendere questa industria ad oltranza, oppure si decida per la completa dismissione. Invece l’Europa, di fronte al dumping cinese (la chiamano competitività) ha optato per lo schema di salvaguardare per pochi mesi le proprie industrie (fino a tutto il 2014) per poi delegare l’esistenza delle stesse in base alle regole del libero mercato. Tale scelta è stata avallata da Germania e UK, che invocavano la UE di non chiudersi in un bieco protezionismo. Sia chiaro, non siamo contrari al libero mercato che in condizione sane é uno strumento potente per il miglioramento dei comparti industriali. Peccato però che nel settore delle energie alternative nulla risponda alla descrizione di “sano”. Per via degli immensi sussidi a supporto, per via del sostegno politico ed ideologico a livello planetario e per via della concorrenza cinese che, come in tanti altri settori, viaggia sempre ai limiti del dumping. Se l’Europa crede talmente tanto in questa tipologia di energie, non sarebbe stato meglio, allora, far diventare il comparto un core business da difendere anche con vincoli in entrata?